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Costruiamo la Nave Romana Quinquereme ?
Umberto Campo- Capitano di vascello
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Numero di messaggi : 946
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- Messaggio n°1
Costruiamo la Nave Romana Quinquereme ?
Ciao, da oggi è in edicola il primo fascicolo Costruisci la Nave Romana – Hachette ... http://www.modellismo.com/2015/07/costruisci-la-nave-romana-hachette-modellismo/
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Walkyrja- Admin
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Numero di messaggi : 4410
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Umore : Un po' annoiata
- Messaggio n°2
Re: Costruiamo la Nave Romana Quinquereme ?
Si, dunque, ehm...ehm...
E' un discorso già intavolato più di una volta.
Le pubblicazioni settimanali sono di gran lunga più costose di un kit, però hanno dalla loro, il fatto che 7€ o giù di li a settimana, non si sentono quanto dover sborsare 300 o 400 tutti in un colpo solo, quindi alla fin fine, anche se molto più costoso, il prezzo è assorbito settimanalmente.
Hachette, sebbene a volte usi cartone pressato per le strutture più grosse, (chiglie, ordinate, bagli, ecc.) devo dire che è abbastanza seria, io ora sto completando la Perla Nera di anni fa e mi sono trovata bene e sono rimasta soddisfatta, alcune delle parti sono date da Amati.
Il modello è bello, e se non ti va di spendere 3 o 400 € per prenderlo in kit, la soluzione di spendere 7 € a settimana, anche se poi l'opera finale sarà di 700 €, è comunque meno drastica.
E' un discorso già intavolato più di una volta.
Le pubblicazioni settimanali sono di gran lunga più costose di un kit, però hanno dalla loro, il fatto che 7€ o giù di li a settimana, non si sentono quanto dover sborsare 300 o 400 tutti in un colpo solo, quindi alla fin fine, anche se molto più costoso, il prezzo è assorbito settimanalmente.
Hachette, sebbene a volte usi cartone pressato per le strutture più grosse, (chiglie, ordinate, bagli, ecc.) devo dire che è abbastanza seria, io ora sto completando la Perla Nera di anni fa e mi sono trovata bene e sono rimasta soddisfatta, alcune delle parti sono date da Amati.
Il modello è bello, e se non ti va di spendere 3 o 400 € per prenderlo in kit, la soluzione di spendere 7 € a settimana, anche se poi l'opera finale sarà di 700 €, è comunque meno drastica.
Umberto Campo- Capitano di vascello
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Numero di messaggi : 946
Data d'iscrizione : 13.08.12
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Località : Caltagirone - Catania
- Messaggio n°3
Re: Costruiamo la Nave Romana Quinquereme ?
Ciao Giulia, concordo con te per il fatto della dilazione dell'importo nel tempo (l'importo finale si avvicina a 960 euro poichè sono previste 120 uscite a 7,99 cad.) e ho già vissuto questa esperienza settimanale con le uscite dell'Andrea Doria che ho completato lo scorso mese dopo circa tre anni. I materiali hanno un 50% di elementi più o meno scadenti mentre il restante 50% è da definirsi buono o plausibile con la spesa che si è affrontata.
Questa volta (se mi convinco davvero a costruire il modello) farò in modo di mettere tanta colla all'interno del fasciame per evitare le spaccature che ho riscontrato con la Doria e sarò veramente molto più calmo con l'assemblaggio delle varie parti.
Questa volta (se mi convinco davvero a costruire il modello) farò in modo di mettere tanta colla all'interno del fasciame per evitare le spaccature che ho riscontrato con la Doria e sarò veramente molto più calmo con l'assemblaggio delle varie parti.
pietro bollani- Contrammiraglio
-
Numero di messaggi : 2206
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Località : castel san giovanni PC
- Messaggio n°4
Re: Costruiamo la Nave Romana Quinquereme ?
Ciao a tutti,
Stamane sono stato in edicola e ho comprato il primo numero.
In realtà lo faccio spesso quello di comprare il primo numero per vedere il piano dell' opera; me lo sono studiato un po' e ho diverse perplessità.
Come prima cosa che salta subito all' occhio è che si tratta di una trireme e non una quinqueremi come pubblicizzato. So di una teoria tra gli "studiosi" dell' argomento secondo la quale il termine sia in realtà riferito al numero dei rematori e non agli ordini dei remi (in questo caso ci vorrebbero 2 rematori per i corsi superiori e uno per il corso inferiore, col remo più corto) ma la cosa stride ugualmente.
All' interno c'è una gigantografia della nave finita vista di profilo, l' aspetto è piacevole anche se mi sembra un po' squadrata e massiccia. Trattandosi di una nave da guerra la cosa ci sta anche, ma non capisco proprio perchè le torri siano ruotate di 45° rispetto l' asse longitudinale... Bhoo!!
Ma la cosa che mi ha lasciato veramente perplesso è l' ordinata all' interno che mi sembra un incrocio tra una nave settecentesca e il Titanic.
Se il sistema costruttivo era a mortasse e tenoni, la golettina vicino alla chiglia è, a mio avviso, incongruente.
Conclusioni: per me si tratta del solito ibrido con poca ricerca storica, però l' aspetto è piacevole quindi credo mi prenderò qualche numero tanto da avere l' ossatura completa... Hai visto mai...
Stamane sono stato in edicola e ho comprato il primo numero.
In realtà lo faccio spesso quello di comprare il primo numero per vedere il piano dell' opera; me lo sono studiato un po' e ho diverse perplessità.
Come prima cosa che salta subito all' occhio è che si tratta di una trireme e non una quinqueremi come pubblicizzato. So di una teoria tra gli "studiosi" dell' argomento secondo la quale il termine sia in realtà riferito al numero dei rematori e non agli ordini dei remi (in questo caso ci vorrebbero 2 rematori per i corsi superiori e uno per il corso inferiore, col remo più corto) ma la cosa stride ugualmente.
All' interno c'è una gigantografia della nave finita vista di profilo, l' aspetto è piacevole anche se mi sembra un po' squadrata e massiccia. Trattandosi di una nave da guerra la cosa ci sta anche, ma non capisco proprio perchè le torri siano ruotate di 45° rispetto l' asse longitudinale... Bhoo!!
Ma la cosa che mi ha lasciato veramente perplesso è l' ordinata all' interno che mi sembra un incrocio tra una nave settecentesca e il Titanic.
Se il sistema costruttivo era a mortasse e tenoni, la golettina vicino alla chiglia è, a mio avviso, incongruente.
Conclusioni: per me si tratta del solito ibrido con poca ricerca storica, però l' aspetto è piacevole quindi credo mi prenderò qualche numero tanto da avere l' ossatura completa... Hai visto mai...
cervotto- Capitano di vascello
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Numero di messaggi : 1263
Data d'iscrizione : 29.12.14
Età : 86
- Messaggio n°5
Re: Costruiamo la Nave Romana Quinquereme ?
Purtroppo non risultano in commercio altri modelli di navi romane, molti anni fa vi era la trireme Cesar ma oggi non c' è nulla. Se ti piace prendila, anche se non è una quinquereme, non c' è altro in circolazionepietro bollani ha scritto:Ciao a tutti,
Stamane sono stato in edicola e ho comprato il primo numero.
In realtà lo faccio spesso quello di comprare il primo numero per vedere il piano dell' opera; me lo sono studiato un po' e ho diverse perplessità.
Come prima cosa che salta subito all' occhio è che si tratta di una trireme e non una quinqueremi come pubblicizzato. So di una teoria tra gli "studiosi" dell' argomento secondo la quale il termine sia in realtà riferito al numero dei rematori e non agli ordini dei remi (in questo caso ci vorrebbero 2 rematori per i corsi superiori e uno per il corso inferiore, col remo più corto) ma la cosa stride ugualmente.
All' interno c'è una gigantografia della nave finita vista di profilo, l' aspetto è piacevole anche se mi sembra un po' squadrata e massiccia. Trattandosi di una nave da guerra la cosa ci sta anche, ma non capisco proprio perchè le torri siano ruotate di 45° rispetto l' asse longitudinale... Bhoo!!
Ma la cosa che mi ha lasciato veramente perplesso è l' ordinata all' interno che mi sembra un incrocio tra una nave settecentesca e il Titanic.
Se il sistema costruttivo era a mortasse e tenoni, la golettina vicino alla chiglia è, a mio avviso, incongruente.
Conclusioni: per me si tratta del solito ibrido con poca ricerca storica, però l' aspetto è piacevole quindi credo mi prenderò qualche numero tanto da avere l' ossatura completa... Hai visto mai...
Andrea52- Capitano di fregata
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Numero di messaggi : 467
Data d'iscrizione : 20.10.12
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Località : Milano
Umore : moderatamente euforico
- Messaggio n°6
Re: Costruiamo la Nave Romana Quinquereme ?
Buo giorno a tutti.
Anch'io ho preso il primo numero e devo riconoscere che avete in parte tutti ragione, perciò non mi metto ad elencare ciò che non va e ciò che va. Dico solo un paio di cose. 1) riguardo il medium density per l'ossatura dello scafo lo preferisco al legno solito, per lo spessore e la rubustezza, ho avuto problemi con le ordinate del 12 Apostoli, si incurvavano quasi tutte e lo stesso per la chiglia. 2) la durata, io preferirei spendere un €uro in più ma avere meno numeri (120 sono tanti!) con + pezzi, e non dover aspettare una o due settimane per terminare un particolare.
Ne aggiungo 1- 3) al costo di oltre 900,00 €uro dalle foto si nota che il rematore è uno gli altri sono dei cloni potevano farne 2/3 diversi.!!!
Esempio per l'Amerigo, ora devo (io) aspettare due uscite per terminare gli osteriggi,( io li farò tutte due assieme per poterli verniciare assieme come sto facendo con il rivestimento dello scafo. Ora vado a leggere il primo del Quinquereme. Buone vacanze.
Anch'io ho preso il primo numero e devo riconoscere che avete in parte tutti ragione, perciò non mi metto ad elencare ciò che non va e ciò che va. Dico solo un paio di cose. 1) riguardo il medium density per l'ossatura dello scafo lo preferisco al legno solito, per lo spessore e la rubustezza, ho avuto problemi con le ordinate del 12 Apostoli, si incurvavano quasi tutte e lo stesso per la chiglia. 2) la durata, io preferirei spendere un €uro in più ma avere meno numeri (120 sono tanti!) con + pezzi, e non dover aspettare una o due settimane per terminare un particolare.
Ne aggiungo 1- 3) al costo di oltre 900,00 €uro dalle foto si nota che il rematore è uno gli altri sono dei cloni potevano farne 2/3 diversi.!!!
Esempio per l'Amerigo, ora devo (io) aspettare due uscite per terminare gli osteriggi,( io li farò tutte due assieme per poterli verniciare assieme come sto facendo con il rivestimento dello scafo. Ora vado a leggere il primo del Quinquereme. Buone vacanze.
pietro bollani- Contrammiraglio
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Numero di messaggi : 2206
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Località : castel san giovanni PC
- Messaggio n°7
Re: Costruiamo la Nave Romana Quinquereme ?
cervotto ha scritto:Purtroppo non risultano in commercio altri modelli di navi romane, molti anni fa vi era la trireme Cesar ma oggi non c' è nulla. Se ti piace prendila, anche se non è una quinquereme, non c' è altro in circolazione
Non è esatto dire che non ci siano altri modelli di navi romane, intanto la Caesar della Mantua su e-bay si trova ancora, poi esiste un altro modello della cui marca non sono sicuro (CCV ?) in legno e in scala 1:72 e poi, se non si disdegna la plastica, (io no di sicuro) ci sono i modelli Academy e Zvezda entrambe in scala 1:72.
Direi quindi che trattandosi di navi delle quali non si è mai trovato nemmeno un relitto, di modelli ce ne siano a sufficienza.
Sul fatto che la nave sia o meno una quinqueremi mi sembra di aver ben spiegato la diatriba, è evidente che i signori dell' Hachette abbiano decisamente sposato la tesi del numero dei vogatori, quindi per loro è sicuramente una quinqueremi... Poi chi avrà ragione si vedrà, personalmente non mi interessa più di tanto.
Non ho idea se costruirò mai una simile imbarcazione, sono più propenso a fare modelli, sia in plastica sia di legno, di cui si possa disporre di una cospiqua documentazione storica, oppure, per contro, completamente basata sulla fantasia.
La ricerca storica prosegue, quindi magari in un futuro arriverà qualcuno che riuscirà a scoprire come queste navi erano realmente fatte e allora mi diletterò anche con una nave romana.
Per ora credo mi prenderò i numeri necessari ad avere l' ossatura e la userò come controforma per un progetto che ho in mente da anni: una nave Fantasy !!
cervotto- Capitano di vascello
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Numero di messaggi : 1263
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- Messaggio n°8
Re: Costruiamo la Nave Romana Quinquereme ?
I modelli della Academy e Zvezda non li conosco, mai visti nei negozi di modellismo, su E-Bay si trova di tutto, ma io intendevo modello in produzione oggi, quello non lo si trova comunemente come qualsiasi Victory o caravella.pietro bollani ha scritto:cervotto ha scritto:Purtroppo non risultano in commercio altri modelli di navi romane, molti anni fa vi era la trireme Cesar ma oggi non c' è nulla. Se ti piace prendila, anche se non è una quinquereme, non c' è altro in circolazione
Non è esatto dire che non ci siano altri modelli di navi romane, intanto la Caesar della Mantua su e-bay si trova ancora, poi esiste un altro modello della cui marca non sono sicuro (CCV ?) in legno e in scala 1:72 e poi, se non si disdegna la plastica, (io no di sicuro) ci sono i modelli Academy e Zvezda entrambe in scala 1:72.
Direi quindi che trattandosi di navi delle quali non si è mai trovato nemmeno un relitto, di modelli ce ne siano a sufficienza.
Sul fatto che la nave sia o meno una quinqueremi mi sembra di aver ben spiegato la diatriba, è evidente che i signori dell' Hachette abbiano decisamente sposato la tesi del numero dei vogatori, quindi per loro è sicuramente una quinqueremi... Poi chi avrà ragione si vedrà, personalmente non mi interessa più di tanto.
Non ho idea se costruirò mai una simile imbarcazione, sono più propenso a fare modelli, sia in plastica sia di legno, di cui si possa disporre di una cospiqua documentazione storica, oppure, per contro, completamente basata sulla fantasia.
La ricerca storica prosegue, quindi magari in un futuro arriverà qualcuno che riuscirà a scoprire come queste navi erano realmente fatte e allora mi diletterò anche con una nave romana.
Per ora credo mi prenderò i numeri necessari ad avere l' ossatura e la userò come controforma per un progetto che ho in mente da anni: una nave Fantasy !!
pietro bollani- Contrammiraglio
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Numero di messaggi : 2206
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- Messaggio n°9
Re: Costruiamo la Nave Romana Quinquereme ?
Eccolo, ed è attuale:
http://www.ccvmodelli.it/?product=trireme-romana
http://www.ccvmodelli.it/?product=trireme-romana
Umberto Campo- Capitano di vascello
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- Messaggio n°10
Re: Costruiamo la Nave Romana Quinquereme ?
Grazie Pietro, le tue osservazioni mi rassicurano. Sono sempre più propenso a costruire il modello .. sperando in qualche collega di avventura ..
cantierimodellinavali- Admin
-
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Umore : Mhhh ... vediamo un pò, oggi ...
- Messaggio n°11
Re: Costruiamo la Nave Romana Quinquereme ?
Cari amici,
... e poi c'è quello che ho fatto io qualche anno fa,
lo potete vedere ne "il Laboratorio di CantieriModelliNavali" quì
da messaggio 21 a messaggio 43 compreso.
... Non è esatto dire che non ci siano altri modelli di navi romane, intanto la Caesar della Mantua su e-bay si trova ancora, poi esiste un altro modello della cui marca non sono sicuro (CCV ?) in legno e in scala 1:72 e poi, se non si disdegna la plastica, (io no di sicuro) ci sono i modelli Academy e Zvezda entrambe in scala 1:72 ...
... e poi c'è quello che ho fatto io qualche anno fa,
lo potete vedere ne "il Laboratorio di CantieriModelliNavali" quì
da messaggio 21 a messaggio 43 compreso.
_________________
pietro bollani- Contrammiraglio
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Numero di messaggi : 2206
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- Messaggio n°12
Re: Costruiamo la Nave Romana Quinquereme ?
L' ho visto, l' ho visto, anche sul tuo sito non ti ho citato solo perchè il tuo non è un modello di serie (credo) !!
Ciao Marco !
Ciao Marco !
Giorgio 45- Contrammiraglio
-
Numero di messaggi : 1551
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Umore : sereno
- Messaggio n°13
Re: Costruiamo la Nave Romana Quinquereme ?
Salve,
[Pit ha scritto="Direi quindi che trattandosi di navi delle quali non si è mai trovato nemmeno un relitto, di modelli ce ne siano a sufficienza."][/quote]
Ricordo che ben due navi del periodo di Caligola sono state rinvenute, lunghe circa 90 metri, e non frammenti, ma l’intera opera morta.
Sono andate a fuoco alla fine della seconda guerra mondiale ma molti disegni, foto e studi ingegneristici con le tecniche costruttive si sono salvati.
Conosciute come “navi di Nemi” sono visibili le ricostruzioni in scala 1/5 nel museo omonimo … internet ne fornisce molti particolari.
Ciao
Giorgio 45
[Pit ha scritto="Direi quindi che trattandosi di navi delle quali non si è mai trovato nemmeno un relitto, di modelli ce ne siano a sufficienza."][/quote]
Ricordo che ben due navi del periodo di Caligola sono state rinvenute, lunghe circa 90 metri, e non frammenti, ma l’intera opera morta.
Sono andate a fuoco alla fine della seconda guerra mondiale ma molti disegni, foto e studi ingegneristici con le tecniche costruttive si sono salvati.
Conosciute come “navi di Nemi” sono visibili le ricostruzioni in scala 1/5 nel museo omonimo … internet ne fornisce molti particolari.
Ciao
Giorgio 45
cantierimodellinavali- Admin
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Numero di messaggi : 4415
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Umore : Mhhh ... vediamo un pò, oggi ...
- Messaggio n°14
Re: Costruiamo la Nave Romana Quinquereme ?
Giorgio 45,
le due navi ritrovate a Nemi non sono navi da guerra (ovviamente) ma navi per cerimonie
o meglio la più grande era da cerimonia in onore alla dea Diana tant'è che sul ponte più alto a prua vi era costruito
il tempio a lei dedicato.
Su questa nave si facevano feste e sacrifici.
Dal punto di vista tecnico invece devo dire che questo gigante non aveva remi ma soltanto due timoni a poppa.
Per gli spostamenti, tutto sommato piccoli se prendiamo in considerazione le proporzioni della grandezza della nave e la "piccolezza" del lago, venivano utilizzate imbarcazioni minori che la trainavano.
Inoltre devo dire che si è recuperato soltanto l'opera viva e non l'opera morta.
Dopo aver prosciugato il lago ed agganciato il relitto per tirarlo a riva ciò che rimaneva dell' opera viva
scivolò tutto verso il fondo.
La seconda nave, quella un pò più piccola veniva usata per trasportare gl' invitati sull'altra.
Infine preciso che non sono semplicemente andate a fuoco ma sono state incendiate dai Tedeschi in ritirata per rubare il rame dei chiodi ed il piombo delle conduttura dell'acqua (da notare che su questa nave vi era un'impianto idrico d'avanguardia da far invidia ancora oggi).
le due navi ritrovate a Nemi non sono navi da guerra (ovviamente) ma navi per cerimonie
o meglio la più grande era da cerimonia in onore alla dea Diana tant'è che sul ponte più alto a prua vi era costruito
il tempio a lei dedicato.
Su questa nave si facevano feste e sacrifici.
Dal punto di vista tecnico invece devo dire che questo gigante non aveva remi ma soltanto due timoni a poppa.
Per gli spostamenti, tutto sommato piccoli se prendiamo in considerazione le proporzioni della grandezza della nave e la "piccolezza" del lago, venivano utilizzate imbarcazioni minori che la trainavano.
Inoltre devo dire che si è recuperato soltanto l'opera viva e non l'opera morta.
Dopo aver prosciugato il lago ed agganciato il relitto per tirarlo a riva ciò che rimaneva dell' opera viva
scivolò tutto verso il fondo.
La seconda nave, quella un pò più piccola veniva usata per trasportare gl' invitati sull'altra.
Infine preciso che non sono semplicemente andate a fuoco ma sono state incendiate dai Tedeschi in ritirata per rubare il rame dei chiodi ed il piombo delle conduttura dell'acqua (da notare che su questa nave vi era un'impianto idrico d'avanguardia da far invidia ancora oggi).
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pietro bollani- Contrammiraglio
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- Messaggio n°15
Re: Costruiamo la Nave Romana Quinquereme ?
Esattamente, come ha scritto Marco, non erano navi da guerra.
L' intera discussione era riferita a triremi o quinqueremi, naviglio militare di un ben determinato tipo e non ho nemmeno preso a riferimento i relitti delle navi mercantili, che pure costellano il mediterraneo e dei quali abbiamo un bell' esempio nelle navi di fiumicino.
Di navi militari non è che ci sia poco: colonne, la prua in pietra dell' isola tiberina, qualche bassorilievo, monete di vario periodo, mosaici e altro, ma si tratta sempre di "rappresentazioni".
Non è ancora stato trovato insomma un relitto, anche parziale, che certifichi una determinata architettura.
Scusate, sto scrivendo forse un po' troppo...
L' intera discussione era riferita a triremi o quinqueremi, naviglio militare di un ben determinato tipo e non ho nemmeno preso a riferimento i relitti delle navi mercantili, che pure costellano il mediterraneo e dei quali abbiamo un bell' esempio nelle navi di fiumicino.
Di navi militari non è che ci sia poco: colonne, la prua in pietra dell' isola tiberina, qualche bassorilievo, monete di vario periodo, mosaici e altro, ma si tratta sempre di "rappresentazioni".
Non è ancora stato trovato insomma un relitto, anche parziale, che certifichi una determinata architettura.
Scusate, sto scrivendo forse un po' troppo...
Andrea52- Capitano di fregata
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- Messaggio n°16
Re: Costruiamo la Nave Romana Quinquereme ?
Buona sera ottimo non pensavo che l'uscita di un modello del genere generasse un' interesse come si evince dai post che avete pubblicato solo nel primo giorno è tutto molto interessante (mi auguro che il modello non sia contagiato da molta fantasia forse colpa dei colori troppo vivi o sbaglio?).
Walkyrja- Admin
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- Messaggio n°17
Re: Costruiamo la Nave Romana Quinquereme ?
Ecco si, una cosa che mi perplime un po' di queste navi antiche, siano romane o vichinghe o greche, o anche le galee veneziane o alcune reali francesi, sono i colori variopinti che ad esse vengono applicati.
Certo saranno anche originali, ma a vederle danno l'idea del carnevalesco, poi per carità, è una mia idea del tutto soggettiva.
Certo saranno anche originali, ma a vederle danno l'idea del carnevalesco, poi per carità, è una mia idea del tutto soggettiva.
cervotto- Capitano di vascello
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Numero di messaggi : 1263
Data d'iscrizione : 29.12.14
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- Messaggio n°18
Re: Costruiamo la Nave Romana Quinquereme ?
In effetti se avessero avuto tutte le decorazioni e pitture che mettono nella "presunta" quinquereme ci sarebbero anche negli affreschi romani dell' epoca, mentre invece sono molto scarne e più "guerresche", mica erano vascelli in stile barocco del 1600!!Walkyrja ha scritto:Ecco si, una cosa che mi perplime un po' di queste navi antiche, siano romane o vichinghe o greche, o anche le galee veneziane o alcune reali francesi, sono i colori variopinti che ad esse vengono applicati.
Certo saranno anche originali, ma a vederle danno l'idea del carnevalesco, poi per carità, è una mia idea del tutto soggettiva.
pietro bollani- Contrammiraglio
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Numero di messaggi : 2206
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- Messaggio n°19
Re: Costruiamo la Nave Romana Quinquereme ?
Ciao Giulia, ci siamo già passati, no ?
Il "mondo" dell' antica Roma era coloratissimo e pieno di decorazioni. E' sufficiente conoscere qualche rudimento di storia dell' arte e aver osservato (anche in foto) i mosaici o gli affreschi che sono giunti fino a noi, anche le colonne e i bassorilievi e le sculture in genere erano colorate (tracce di pigmentazione si trovano tuttora).
Era una "usanza" che avevano un po' tutti i popoli antichi (anche il Partenone era dipinto e sembra anche le ziggurat mesopotamiche), basta guardare qualche trasmissione di Piero o Alberto Angela per conoscere queste cose, tanto almeno un paio di volte all' anno, una puntata su Pompei la fanno !!
Poteva forse un popolo con gusti simili, non dipingere le proprie navi? Ovviamente no. Questione diversa è la qualità è il tipo dei colori.
Sinceramente ignoro il tipo esatto di colore che usavano nell' antichità, ma si trattava di pigmenti naturali quindi i colori delle terre, degli ossidi, ocra, nero, rosso ecc. (rosso, non porpora, il mitilo da cui si ricava questo colore costava un occhio anche allora !)
Colorata la sarebbe stata questa nave, ma non con le tinte vivaci di oggi.
Il "mondo" dell' antica Roma era coloratissimo e pieno di decorazioni. E' sufficiente conoscere qualche rudimento di storia dell' arte e aver osservato (anche in foto) i mosaici o gli affreschi che sono giunti fino a noi, anche le colonne e i bassorilievi e le sculture in genere erano colorate (tracce di pigmentazione si trovano tuttora).
Era una "usanza" che avevano un po' tutti i popoli antichi (anche il Partenone era dipinto e sembra anche le ziggurat mesopotamiche), basta guardare qualche trasmissione di Piero o Alberto Angela per conoscere queste cose, tanto almeno un paio di volte all' anno, una puntata su Pompei la fanno !!
Poteva forse un popolo con gusti simili, non dipingere le proprie navi? Ovviamente no. Questione diversa è la qualità è il tipo dei colori.
Sinceramente ignoro il tipo esatto di colore che usavano nell' antichità, ma si trattava di pigmenti naturali quindi i colori delle terre, degli ossidi, ocra, nero, rosso ecc. (rosso, non porpora, il mitilo da cui si ricava questo colore costava un occhio anche allora !)
Colorata la sarebbe stata questa nave, ma non con le tinte vivaci di oggi.
Giorgio 45- Contrammiraglio
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Umore : sereno
- Messaggio n°20
Re: Costruiamo la Nave Romana Quinquereme ?
da Le navi di Nemi
di Marina e Massimo Medici
riporto alcuni passi
…Tuttavia, nonostante quel che resta sia molto meno di quel che c’era, può ancora interessare il visitatore... Nella navata di sinistra vi sono due modelli, scala 1/5, delle navi andate distrutte dalle fiamme. I legni usati per la costruzione di quelle furono la "Quercus sessiflora", la "Quercus peduncolata" ed il "Pinus halepensis". Le analisi del legno (dette paleobotaniche, perché effettuate su legni antichi) hanno evidenziato un uso dei legni adeguato alle esigenze costruttive, con l’impiego di specie diverse e persino di parti diverse della pianta in relazione alle funzioni che dovevano avere. Per il fasciame, per il quale era necessario un legno dolce, fu usato il pino; mentre per la costruzione del ponte venne scelto il legno di quercia. Anche il taglio delle travi venne eseguito in modo da permettere la massima resistenza. La carena era spalmata con minio di ferro, ed era impermeabilizzata con un rivestimento di lana impregnata di una miscela di pece vegetale, di bitume e di colofonia su cui erano applicate, con chiodini di rame, lamine di piombo spesse un millimetro e lunghe m.l,40. Questo rivestimento era un’ottima difesa contro gli attacchi dei molluschi "xilofagi" (mangiatori di legno), e precisamente di teredine, un mollusco che si trova nelle acque del mare. Il suo corpo é vermiforme e quasi trasparente, protetto da due valve lunghe 8-9 millimetri che gli proteggono la testa. Quando è ancora allo stato di larva questo mollusco si fissa a tutti gli oggetti di legno che sono sommersi ed usa le valve come due piccole pale per scavarvi delle gallerie che possono arrivare fino a 30 cm. Allo stesso tempo ne riveste le pareti con un sottile strato calcareo. È chiaro che se un’imbarcazione è aggredita da un grande numero di teredini, la chiglia ne é gravemente danneggiata fino alla linea di galleggiamento. A questo punto dobbiamo sottolineare che i romani conoscevano sia il mollusco che i danni che provocava e, soprattutto, come lo si dovesse neutralizzare. Per un popolo di pastori.... Ci si domanda, però, perché si fosse usato questo rivestimento e tutti quegli accorgimenti or ora descritti nel caso delle navi di Nemi. Il lago non è il mare e la teredine è un mollusco di acqua salata. Perfezionismo d’altri tempi ed amore del particolare anche se superfluo, oppure paura dell’ira di Caligola che pretendeva la perfezione? Non lo sapremo mai. Continuiamo a parlare dello studio cui furono sottoposti i due natanti: l’esame delle gomene e delle salmastre ha rivelato che le prime furono fabbricate con fibre di "sparto" (ossia ricavate dallo stelo o dalle foglie di una graminacea); le seconde con fibre di canapa. Quanto ai collegamenti del fasciame, cioè il sistema di costruire una trave collegando fra loro molte assi più piccole fino ad ottenerne una della lunghezza voluta, erano fatti con la tecnica detta "paparella", cioè ogni semitrave era dentata e combaciava con le dentature della successiva, mentre il tutto era stretto da sottili ma robuste fasce metalliche che le teneva unite fra loro. Per quanto riguarda la chiusura del fasciame, era stata ottenuta sia a poppa che a prua con la tecnica dell’unghia persa, che era ed è il sistema di congiungere le tavole fra di loro in modo che convergano in un solo punto a guisa di ventaglio. Il tutto, anche qui, era stretto da fasce di metallo robuste e sottili. Si desidera sottolineare che, al fine di non tediare il lettore con troppi particolari tecnici, è descritta solo una minima parte delle avanzatissime soluzioni impiegate nella costruzione delle due navi. Quanto alla seconda nave è da segnalare l’interessante simmetria della poppa e della prua adottata per poter andare nelle due direzioni, senza dover essere costretti a far ruotare l’imbarcazione su se stessa. A tal fine alle estremità vi erano quattro timoni per cambiare rapidamente direzione di rotta, avvalendosi appunto dell’eguaglianza del disegno delle due estremità che permetteva tale manovra nonostante le scarse dimensioni dello specchio d’acqua. Addossato ad una parete, nella sinistra c’è un pannello nel quale si possono ammirare vari esemplari di chiodi usati sui due natanti: si sono salvati dall’incendio di quel triste giorno. Hanno una grande varietà di dimensioni, forma ed uso. Da pochi centimetri ad oltre mezzo metro, a sezione quadrangolare od a testa a forma di piramide, con la sommità schiacciata e piccole protuberanze. I materiali usati sono, per la maggior parte, il rame ed in misura minore il bronzo ed il ferro. Dalle analisi micrografiche alle quali sono stati sottoposti si evince la grande purezza, mentre l’alta percentuale di rame usato rendeva i chiodi molto resistenti all’ossidazione. Per evitare, inoltre, corrosioni e deformazioni del metallo, che il contatto diretto con il legno di quercia poteva causare, i chiodi vennero incapsulati in apposite "bussole" cilindriche di legno dolce come l’abete ed il pino. Avviciniamoci, ora, all’antichissima ed autentica ancora romana posta al centro della grande sala di sinistra: si è salvata dal fuoco perché è di ferro ed è del tipo a "ceppo mobile". Questo vuol dire che la metà superiore (simile ad una grande T maiuscola) si poteva separare dal resto della struttura in modo che questa fosse divisa in due parti. Una la si collocava a destra della nave e l’altra a sinistra, con evidenti risultati di stabilità durante la navigazione. Ed anche qui è d’uopo fare una precisazione interessante. L’ancora a ceppo mobile, chiaramente inventata dai romani, fu "riscoperta" nel secolo XIX dalla Marina inglese e, per tale motivo, fu chiamata "ancora ammiragliato". La Marina italiana, dopo il rinvenimento dell’ancora romana nel Lago di Nemi in data 20 maggio 1930 presso la riva in località Pizzo Raschiello, rivendicò quell’invenzione e con una apposita circolare del gennaio 1938 dispose che la si dovesse chiamare "ancora romana". Abbiamo detto che si era salvata dal fuoco perché di ferro, ma bisogna precisare che era stretta in una guaina di legno. Quella guaina andò perduta in quel triste evento, ed è stata sostituita da un’altra perfettamente ricostruita. Per completezza di informazione bisogna dire, inoltre, che sul ceppo mobile vi è inciso il peso in libbre: 1275 (pari a Kg. 417). Presso l’ancora della quale abbiamo trattato ne fu trovata un’altra recuperata il 27 ottobre 1930. Purtroppo non ebbe la stessa fortuna della precedente: essendo di legno di quercia ed avendo il ceppo di piombo andò totalmente distrutta ed ora ne possiamo ammirare solo una copia. Proseguiamo la passeggiata nella storia ed osserviamo gli oggetti che sono esposti intorno ai due modelli delle navi. Ci avviciniamo, così, ad una "noria" cioè una pompa usata per vuotare la "sentina" della nave, che è la parte più bassa nella quale si raccolgono le acque che, nonostante ogni perfezione costruttiva, filtrano attraverso la chiglia. Quella esposta nel museo è una ricostruzione ridotta, resa possibile grazie al ritrovamento di una ruota dentata con l’asse a sezione quadrata e di alcune boccole di bronzo. Si compone di una serie di recipienti che, incernierati ad una catena verticale, sono mossi da una manovella che, dando a tutto il complesso un movimento dal basso verso l’alto, fa sì che si riempiano d’acqua che viene espulsa quando, finita la corsa verticale, il recipiente si dirige di nuovo verso il basso capovolgendosi. La visita al museo prosegue: possiamo ammirare una pompa aspirante-premente avente lo stesso scopo della noria che è stata descritta sopra. Di concezione modernissima, è mossa da una leva a due bracci e si compone di due stantuffi che salgono e scendono con movimento alterno e mentre uno costringe l’acqua ad entrare da un lato, l’altro, con movimento opposto, la espelle dall’altra parte. Purtroppo si tratta di una ricostruzione, ma vicino c’è quel che resta dell’originale dopo l’incendio. Uno dei pezzi più importanti e tecnicamente evoluti, dal punto di vista della funzionalità, è la piattaforma della gru ruotante, dallo studio della quale si evince a quale livello di conoscenze scientifiche fossero pervenuti i costruttori navali dell’antica Roma. Non solo conoscenza della meccanica, ma in questo caso anche delle leggi della fisica, come l’attrito ed il calore che ne deriva, ed il conseguente ingrossamento dei metalli che scorrono gli uni sugli altri, nonché il relativo consumo di questi ed i mezzi idonei per eliminarlo, o meglio per ridurlo. La piattaforma si compone di due dischi, uno sovrapposto all’altro. Quello inferiore è fisso, mentre il superiore è ruotante. Fra i due sono interposte delle sfere di metallo fissate mediante staffe di ferro chiodate che, scaricando l’attrito su di un solo punto, ne diminuiscono gli effetti frenanti. Insomma: è il cuscinetto a sfere! ... Un pensiero… Le navi, più che imbarcazioni, erano grossi natanti riccamente addobbati sui quali l’imperatore amava dare feste e ricevimenti secondo un’usanza molto diffusa durante l’Impero... Svetonio racconta che Caligola "fece costruire navi liburniche a dieci ordini di remi con le poppe coperte di gemme, vele policrome, con terme, portici, triclini di grande ampiezza e addirittura con una grande varietà di viti e di alberi da frutta. E su queste soleva navigare standosene sdraiato tutto il giorno lungo le rive della Campania tra danze e musiche". Queste descrizioni, pur trattandosi di altre imbarcazioni, potrebbero valere anche per le due navi di Nemi; per quanto vi siano studiosi che preferiscano identificarle con santuari galleggianti collegati al vicino Tempio di Diana…
Scusate la lunghezza ma mi serve per tirare delle possibili conclusioni e chiarire del perché ho parlato delle navi di Nemi:
Le due navi misuravano rispettivamente m. 73 di lunghezza x 24 di larghezza e m. 71 x 20
• gli autori dell’articolo scrivono “… perché si fosse usato questo rivestimento e tutti quegli accorgimenti or ora descritti nel caso delle navi di Nemi. Il lago non è il mare e la teredine è un mollusco di acqua salata. Perfezionismo d’altri tempi ed amore del particolare anche se superfluo, oppure paura dell’ira di Caligola che pretendeva la perfezione?
O più semplicemente, come si fa anche ora con i pianali automobilistici, hanno riprodotto nell’opera viva le consolidate tecniche di costruzione cambiando forme e funzioni per l’opera morta?
Per dimensioni simili avremmo la forma ed il modo di assemblaggio dello scafo di una possibile triremi (le navi commerciali erano notevolmente più piccole e tozze se ricordo bene) con i timoni, le ancore addirittura mobili, forse il ponte, le pompe di sentina di ben due diverse tipologie, il rivestimento in piombo per lo scafo, il tipo di chiodi e fascette…e per completare il lavoro l’ opera morta sarà fornita da monete, mosaici, affreschi, sculture… non mi sembra poi così poco!
Per Giulia: sui disegni possiamo usare solo molta fantasia ma che le navi fossero pesantemente colorate è molto probabile; le statue greche e romane non erano di candido marmo ma tutte colorate, pensa che a volte non riuscendo o non volendo colorare il bronzo hanno usato materiali diversi per occhi, labbra, capezzoli (bronzi di Riace); Pit, con cui concordo, è stato chiaro e conciso.
Un abbraccio affettuoso…
Giorgio 45
di Marina e Massimo Medici
riporto alcuni passi
…Tuttavia, nonostante quel che resta sia molto meno di quel che c’era, può ancora interessare il visitatore... Nella navata di sinistra vi sono due modelli, scala 1/5, delle navi andate distrutte dalle fiamme. I legni usati per la costruzione di quelle furono la "Quercus sessiflora", la "Quercus peduncolata" ed il "Pinus halepensis". Le analisi del legno (dette paleobotaniche, perché effettuate su legni antichi) hanno evidenziato un uso dei legni adeguato alle esigenze costruttive, con l’impiego di specie diverse e persino di parti diverse della pianta in relazione alle funzioni che dovevano avere. Per il fasciame, per il quale era necessario un legno dolce, fu usato il pino; mentre per la costruzione del ponte venne scelto il legno di quercia. Anche il taglio delle travi venne eseguito in modo da permettere la massima resistenza. La carena era spalmata con minio di ferro, ed era impermeabilizzata con un rivestimento di lana impregnata di una miscela di pece vegetale, di bitume e di colofonia su cui erano applicate, con chiodini di rame, lamine di piombo spesse un millimetro e lunghe m.l,40. Questo rivestimento era un’ottima difesa contro gli attacchi dei molluschi "xilofagi" (mangiatori di legno), e precisamente di teredine, un mollusco che si trova nelle acque del mare. Il suo corpo é vermiforme e quasi trasparente, protetto da due valve lunghe 8-9 millimetri che gli proteggono la testa. Quando è ancora allo stato di larva questo mollusco si fissa a tutti gli oggetti di legno che sono sommersi ed usa le valve come due piccole pale per scavarvi delle gallerie che possono arrivare fino a 30 cm. Allo stesso tempo ne riveste le pareti con un sottile strato calcareo. È chiaro che se un’imbarcazione è aggredita da un grande numero di teredini, la chiglia ne é gravemente danneggiata fino alla linea di galleggiamento. A questo punto dobbiamo sottolineare che i romani conoscevano sia il mollusco che i danni che provocava e, soprattutto, come lo si dovesse neutralizzare. Per un popolo di pastori.... Ci si domanda, però, perché si fosse usato questo rivestimento e tutti quegli accorgimenti or ora descritti nel caso delle navi di Nemi. Il lago non è il mare e la teredine è un mollusco di acqua salata. Perfezionismo d’altri tempi ed amore del particolare anche se superfluo, oppure paura dell’ira di Caligola che pretendeva la perfezione? Non lo sapremo mai. Continuiamo a parlare dello studio cui furono sottoposti i due natanti: l’esame delle gomene e delle salmastre ha rivelato che le prime furono fabbricate con fibre di "sparto" (ossia ricavate dallo stelo o dalle foglie di una graminacea); le seconde con fibre di canapa. Quanto ai collegamenti del fasciame, cioè il sistema di costruire una trave collegando fra loro molte assi più piccole fino ad ottenerne una della lunghezza voluta, erano fatti con la tecnica detta "paparella", cioè ogni semitrave era dentata e combaciava con le dentature della successiva, mentre il tutto era stretto da sottili ma robuste fasce metalliche che le teneva unite fra loro. Per quanto riguarda la chiusura del fasciame, era stata ottenuta sia a poppa che a prua con la tecnica dell’unghia persa, che era ed è il sistema di congiungere le tavole fra di loro in modo che convergano in un solo punto a guisa di ventaglio. Il tutto, anche qui, era stretto da fasce di metallo robuste e sottili. Si desidera sottolineare che, al fine di non tediare il lettore con troppi particolari tecnici, è descritta solo una minima parte delle avanzatissime soluzioni impiegate nella costruzione delle due navi. Quanto alla seconda nave è da segnalare l’interessante simmetria della poppa e della prua adottata per poter andare nelle due direzioni, senza dover essere costretti a far ruotare l’imbarcazione su se stessa. A tal fine alle estremità vi erano quattro timoni per cambiare rapidamente direzione di rotta, avvalendosi appunto dell’eguaglianza del disegno delle due estremità che permetteva tale manovra nonostante le scarse dimensioni dello specchio d’acqua. Addossato ad una parete, nella sinistra c’è un pannello nel quale si possono ammirare vari esemplari di chiodi usati sui due natanti: si sono salvati dall’incendio di quel triste giorno. Hanno una grande varietà di dimensioni, forma ed uso. Da pochi centimetri ad oltre mezzo metro, a sezione quadrangolare od a testa a forma di piramide, con la sommità schiacciata e piccole protuberanze. I materiali usati sono, per la maggior parte, il rame ed in misura minore il bronzo ed il ferro. Dalle analisi micrografiche alle quali sono stati sottoposti si evince la grande purezza, mentre l’alta percentuale di rame usato rendeva i chiodi molto resistenti all’ossidazione. Per evitare, inoltre, corrosioni e deformazioni del metallo, che il contatto diretto con il legno di quercia poteva causare, i chiodi vennero incapsulati in apposite "bussole" cilindriche di legno dolce come l’abete ed il pino. Avviciniamoci, ora, all’antichissima ed autentica ancora romana posta al centro della grande sala di sinistra: si è salvata dal fuoco perché è di ferro ed è del tipo a "ceppo mobile". Questo vuol dire che la metà superiore (simile ad una grande T maiuscola) si poteva separare dal resto della struttura in modo che questa fosse divisa in due parti. Una la si collocava a destra della nave e l’altra a sinistra, con evidenti risultati di stabilità durante la navigazione. Ed anche qui è d’uopo fare una precisazione interessante. L’ancora a ceppo mobile, chiaramente inventata dai romani, fu "riscoperta" nel secolo XIX dalla Marina inglese e, per tale motivo, fu chiamata "ancora ammiragliato". La Marina italiana, dopo il rinvenimento dell’ancora romana nel Lago di Nemi in data 20 maggio 1930 presso la riva in località Pizzo Raschiello, rivendicò quell’invenzione e con una apposita circolare del gennaio 1938 dispose che la si dovesse chiamare "ancora romana". Abbiamo detto che si era salvata dal fuoco perché di ferro, ma bisogna precisare che era stretta in una guaina di legno. Quella guaina andò perduta in quel triste evento, ed è stata sostituita da un’altra perfettamente ricostruita. Per completezza di informazione bisogna dire, inoltre, che sul ceppo mobile vi è inciso il peso in libbre: 1275 (pari a Kg. 417). Presso l’ancora della quale abbiamo trattato ne fu trovata un’altra recuperata il 27 ottobre 1930. Purtroppo non ebbe la stessa fortuna della precedente: essendo di legno di quercia ed avendo il ceppo di piombo andò totalmente distrutta ed ora ne possiamo ammirare solo una copia. Proseguiamo la passeggiata nella storia ed osserviamo gli oggetti che sono esposti intorno ai due modelli delle navi. Ci avviciniamo, così, ad una "noria" cioè una pompa usata per vuotare la "sentina" della nave, che è la parte più bassa nella quale si raccolgono le acque che, nonostante ogni perfezione costruttiva, filtrano attraverso la chiglia. Quella esposta nel museo è una ricostruzione ridotta, resa possibile grazie al ritrovamento di una ruota dentata con l’asse a sezione quadrata e di alcune boccole di bronzo. Si compone di una serie di recipienti che, incernierati ad una catena verticale, sono mossi da una manovella che, dando a tutto il complesso un movimento dal basso verso l’alto, fa sì che si riempiano d’acqua che viene espulsa quando, finita la corsa verticale, il recipiente si dirige di nuovo verso il basso capovolgendosi. La visita al museo prosegue: possiamo ammirare una pompa aspirante-premente avente lo stesso scopo della noria che è stata descritta sopra. Di concezione modernissima, è mossa da una leva a due bracci e si compone di due stantuffi che salgono e scendono con movimento alterno e mentre uno costringe l’acqua ad entrare da un lato, l’altro, con movimento opposto, la espelle dall’altra parte. Purtroppo si tratta di una ricostruzione, ma vicino c’è quel che resta dell’originale dopo l’incendio. Uno dei pezzi più importanti e tecnicamente evoluti, dal punto di vista della funzionalità, è la piattaforma della gru ruotante, dallo studio della quale si evince a quale livello di conoscenze scientifiche fossero pervenuti i costruttori navali dell’antica Roma. Non solo conoscenza della meccanica, ma in questo caso anche delle leggi della fisica, come l’attrito ed il calore che ne deriva, ed il conseguente ingrossamento dei metalli che scorrono gli uni sugli altri, nonché il relativo consumo di questi ed i mezzi idonei per eliminarlo, o meglio per ridurlo. La piattaforma si compone di due dischi, uno sovrapposto all’altro. Quello inferiore è fisso, mentre il superiore è ruotante. Fra i due sono interposte delle sfere di metallo fissate mediante staffe di ferro chiodate che, scaricando l’attrito su di un solo punto, ne diminuiscono gli effetti frenanti. Insomma: è il cuscinetto a sfere! ... Un pensiero… Le navi, più che imbarcazioni, erano grossi natanti riccamente addobbati sui quali l’imperatore amava dare feste e ricevimenti secondo un’usanza molto diffusa durante l’Impero... Svetonio racconta che Caligola "fece costruire navi liburniche a dieci ordini di remi con le poppe coperte di gemme, vele policrome, con terme, portici, triclini di grande ampiezza e addirittura con una grande varietà di viti e di alberi da frutta. E su queste soleva navigare standosene sdraiato tutto il giorno lungo le rive della Campania tra danze e musiche". Queste descrizioni, pur trattandosi di altre imbarcazioni, potrebbero valere anche per le due navi di Nemi; per quanto vi siano studiosi che preferiscano identificarle con santuari galleggianti collegati al vicino Tempio di Diana…
Scusate la lunghezza ma mi serve per tirare delle possibili conclusioni e chiarire del perché ho parlato delle navi di Nemi:
Le due navi misuravano rispettivamente m. 73 di lunghezza x 24 di larghezza e m. 71 x 20
• gli autori dell’articolo scrivono “… perché si fosse usato questo rivestimento e tutti quegli accorgimenti or ora descritti nel caso delle navi di Nemi. Il lago non è il mare e la teredine è un mollusco di acqua salata. Perfezionismo d’altri tempi ed amore del particolare anche se superfluo, oppure paura dell’ira di Caligola che pretendeva la perfezione?
O più semplicemente, come si fa anche ora con i pianali automobilistici, hanno riprodotto nell’opera viva le consolidate tecniche di costruzione cambiando forme e funzioni per l’opera morta?
Per dimensioni simili avremmo la forma ed il modo di assemblaggio dello scafo di una possibile triremi (le navi commerciali erano notevolmente più piccole e tozze se ricordo bene) con i timoni, le ancore addirittura mobili, forse il ponte, le pompe di sentina di ben due diverse tipologie, il rivestimento in piombo per lo scafo, il tipo di chiodi e fascette…e per completare il lavoro l’ opera morta sarà fornita da monete, mosaici, affreschi, sculture… non mi sembra poi così poco!
Per Giulia: sui disegni possiamo usare solo molta fantasia ma che le navi fossero pesantemente colorate è molto probabile; le statue greche e romane non erano di candido marmo ma tutte colorate, pensa che a volte non riuscendo o non volendo colorare il bronzo hanno usato materiali diversi per occhi, labbra, capezzoli (bronzi di Riace); Pit, con cui concordo, è stato chiaro e conciso.
Un abbraccio affettuoso…
Giorgio 45
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- Messaggio n°21
Re: Costruiamo la Nave Romana Quinquereme ?
Nubifragi …tra le conseguenze … tre giorni senza internet…
Continuando sul campo delle ipotesi una doverosa correzione: le triremi erano di dimensioni circa la metà della nave piccola di Nemi, solo la nave imperiale a 9/10 ordini di remi poteva avvicinarsi a tali dimensioni, ma la tecnica costruttiva dello scafo dovrebbe rimanere la stessa; rispondo inoltre a chi ha notato e giudicato strana la torretta posta in diagonale:
i romani avevano scoperto un gigantesco macchinario simile al cuscinetto a sfera ma posto e funzionante in orizzontale; quindi su questa base circolare,rotante, avrebbe potuto essere posta una torre piena di arcieri e probabilmente così funzionava meccanicamente il famoso “corvo” con cui si arpionavano le navi avversarie (cartaginesi) per combattere come sulla terra ferma, quindi non una stretta passerella ma un “largo” ponte …ipotesi molto suggestiva! Per il “rostro” invece ne sono stati recuperati diversi e sono efficacemente illustrati sulle monete ed altro.
Da Wikipedia
“Il corvo (dal latino corvus, "corvo") era un congegno di abbordaggio navale utilizzato dai Romani nelle battaglie navali della Prima Guerra Punica contro Cartagine.
Nel libro III delle Storie, Polibio descrive il corvo come una passerella mobile larga 1,2 m e lunga 10,9 m, con un piccolo parapetto su entrambi i lati. Il ponte era dotato di uncini alle estremità che agganciavano la nave nemica, consentendo alla fanteria di combattere quasi come sulla terraferma….In seguito, con la crescita dell'esperienza romana nella guerra navale, il corvo fu abbandonato a causa del suo impatto sulla navigabilità dei vascelli da guerra.”
Giorgio 45
Continuando sul campo delle ipotesi una doverosa correzione: le triremi erano di dimensioni circa la metà della nave piccola di Nemi, solo la nave imperiale a 9/10 ordini di remi poteva avvicinarsi a tali dimensioni, ma la tecnica costruttiva dello scafo dovrebbe rimanere la stessa; rispondo inoltre a chi ha notato e giudicato strana la torretta posta in diagonale:
i romani avevano scoperto un gigantesco macchinario simile al cuscinetto a sfera ma posto e funzionante in orizzontale; quindi su questa base circolare,rotante, avrebbe potuto essere posta una torre piena di arcieri e probabilmente così funzionava meccanicamente il famoso “corvo” con cui si arpionavano le navi avversarie (cartaginesi) per combattere come sulla terra ferma, quindi non una stretta passerella ma un “largo” ponte …ipotesi molto suggestiva! Per il “rostro” invece ne sono stati recuperati diversi e sono efficacemente illustrati sulle monete ed altro.
Da Wikipedia
“Il corvo (dal latino corvus, "corvo") era un congegno di abbordaggio navale utilizzato dai Romani nelle battaglie navali della Prima Guerra Punica contro Cartagine.
Nel libro III delle Storie, Polibio descrive il corvo come una passerella mobile larga 1,2 m e lunga 10,9 m, con un piccolo parapetto su entrambi i lati. Il ponte era dotato di uncini alle estremità che agganciavano la nave nemica, consentendo alla fanteria di combattere quasi come sulla terraferma….In seguito, con la crescita dell'esperienza romana nella guerra navale, il corvo fu abbandonato a causa del suo impatto sulla navigabilità dei vascelli da guerra.”
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- Messaggio n°22
Re: Costruiamo la Nave Romana Quinquereme ?
Poichè sono sempre più interessato alla raccolta, mi sto documentando e a questo proposito consiglio a tutti 2 scritti che si trovano in rete: "Le Quinqueremi" di Piero Pastoretto e Umberto Maria Milizia e "Le Flotte Romane, Cartaginesi ed Ellenistiche Nella Seconda Guerra Punica" di Giovanni Pollidori.
Riguardo quanto da me scritto a proposito delle "rotazioni" delle torri, non so se avessero o meno i "cuscinetti" cui accenna Giorgio, ma credo che, più semplicemente, gli autori si siano riferiti a questo bassorilievo:
Riguardo quanto da me scritto a proposito delle "rotazioni" delle torri, non so se avessero o meno i "cuscinetti" cui accenna Giorgio, ma credo che, più semplicemente, gli autori si siano riferiti a questo bassorilievo:
Giorgio 45- Contrammiraglio
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- Messaggio n°23
Re: Costruiamo la Nave Romana Quinquereme ?
In rete troviamo anche questo:
http://www.libramar.net/news/the_age_of_the_galley_mediterranean_oared_vessels_since_pre_classical_times/2014-05-10-1341
THE AGE OF THE GALLEY - MEDITERRANEAN OARED VESSELS SINCE PRE-CLASSICAL TIMES
The title you are holding is the tenth in a very ambitious and interesting programme consisting of twelve volumes intended to provide the first comprehensive and detailed account of a technology that has shaped the whole human history. It has been conceived as a basic reference work, the essential stop tor anyone who seeks information on any aspect of the subject, so it is more concerned to be complete than to be original, the series takes full account of all the latest research and in certain areas will be publishing entirely new material. In the matter of interpretation care has been taken to avoid the old myths and to present only the most widely accepted modem viewpoints.
Category: NAVAL HISTORY | Views: 470 |
tradotto alla buona.....
TEMPO DELLA GALEA - NAVI A REMI DEL MEDITERRANEO dal periodo pre-CLASSICO
questo titolo è il decimo in un programma molto ambizioso e interessante composto da dodici volumi destinati a fornire il primo resoconto completo e dettagliato di una tecnologia che ha plasmato tutta la storia umana. E 'stato concepito come opera di riferimento di base, la tappa fondamentale per chiunque cerchi informazioni su qualsiasi aspetto del soggetto, quindi ci si è più preoccupati di essere completi che originali, la serie tiene pienamente conto di tutte le più recenti ricerche e in alcune aree saranno pubblicate tutti i nuovi materiali. In materia di interpretazione è stata presa ogni cura per evitare i vecchi miti e si presentano solo i punti di vista più moderni e ampiamente accettati.
Giorgio 45
http://www.libramar.net/news/the_age_of_the_galley_mediterranean_oared_vessels_since_pre_classical_times/2014-05-10-1341
THE AGE OF THE GALLEY - MEDITERRANEAN OARED VESSELS SINCE PRE-CLASSICAL TIMES
The title you are holding is the tenth in a very ambitious and interesting programme consisting of twelve volumes intended to provide the first comprehensive and detailed account of a technology that has shaped the whole human history. It has been conceived as a basic reference work, the essential stop tor anyone who seeks information on any aspect of the subject, so it is more concerned to be complete than to be original, the series takes full account of all the latest research and in certain areas will be publishing entirely new material. In the matter of interpretation care has been taken to avoid the old myths and to present only the most widely accepted modem viewpoints.
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tradotto alla buona.....
TEMPO DELLA GALEA - NAVI A REMI DEL MEDITERRANEO dal periodo pre-CLASSICO
questo titolo è il decimo in un programma molto ambizioso e interessante composto da dodici volumi destinati a fornire il primo resoconto completo e dettagliato di una tecnologia che ha plasmato tutta la storia umana. E 'stato concepito come opera di riferimento di base, la tappa fondamentale per chiunque cerchi informazioni su qualsiasi aspetto del soggetto, quindi ci si è più preoccupati di essere completi che originali, la serie tiene pienamente conto di tutte le più recenti ricerche e in alcune aree saranno pubblicate tutti i nuovi materiali. In materia di interpretazione è stata presa ogni cura per evitare i vecchi miti e si presentano solo i punti di vista più moderni e ampiamente accettati.
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- Messaggio n°24
Re: Costruiamo la Nave Romana Quinquereme ?
Ancora su corvi e torri …
Oggi, spinto dalla curiosità, ho acquistato il primo numero di “ costruisci la nave romana” notando con piacere in ultima pagina la ricostruzione moderna del “corvus”… in cui si ipotizza la rotazione da un bordo all’ altro del corvo … unico dubbio è la base circolare sormontata da una base quadrata ruotante; per ottenere maggiore stabilità anche quella superiore dovrebbe essere rotonda e fornita di un semplice mezzo di comando per la rotazione che nel disegno non riesco a vedere.
Nella ricostruzione di Corazzini, per esempio, della trireme romana la base del corvo rotante è circolare.
Per quanto riguarda le torri poi alcune raffigurazioni le danno quadrate, come “la cosiddetta bireme prenestina” ma in molti medaglioni sono raffigurate cilindriche e multiple; questo mi conferma il loro possibile movimento rotatorio in base a questo ragionamento:
alla sommità di queste torri c’erano non solo arcieri ma anche altre macchine da guerra come catapulte e balestre.
Il loro tempo di ricarica è lungo ma se ne metto 2, 3 o 4 su una torre e la faccio ruotare ottengo una potenza di “fuoco” maggiore in minor tempo potendo anche “mirare” più accuratamente e certo molto più velocemente che se faccio girare la nave.
Gli archi delle torri servono a rendere più leggera la struttura.
La forma quadrata non allineata ai bordi della nave assumerebbe quindi, nei bassorilievi, una valenza di movimento che non può essere altro che rotatorio.
Spero di non avervi annoiato con queste ipotesi.
Giorgio 45
Oggi, spinto dalla curiosità, ho acquistato il primo numero di “ costruisci la nave romana” notando con piacere in ultima pagina la ricostruzione moderna del “corvus”… in cui si ipotizza la rotazione da un bordo all’ altro del corvo … unico dubbio è la base circolare sormontata da una base quadrata ruotante; per ottenere maggiore stabilità anche quella superiore dovrebbe essere rotonda e fornita di un semplice mezzo di comando per la rotazione che nel disegno non riesco a vedere.
Nella ricostruzione di Corazzini, per esempio, della trireme romana la base del corvo rotante è circolare.
Per quanto riguarda le torri poi alcune raffigurazioni le danno quadrate, come “la cosiddetta bireme prenestina” ma in molti medaglioni sono raffigurate cilindriche e multiple; questo mi conferma il loro possibile movimento rotatorio in base a questo ragionamento:
alla sommità di queste torri c’erano non solo arcieri ma anche altre macchine da guerra come catapulte e balestre.
Il loro tempo di ricarica è lungo ma se ne metto 2, 3 o 4 su una torre e la faccio ruotare ottengo una potenza di “fuoco” maggiore in minor tempo potendo anche “mirare” più accuratamente e certo molto più velocemente che se faccio girare la nave.
Gli archi delle torri servono a rendere più leggera la struttura.
La forma quadrata non allineata ai bordi della nave assumerebbe quindi, nei bassorilievi, una valenza di movimento che non può essere altro che rotatorio.
Spero di non avervi annoiato con queste ipotesi.
Giorgio 45
Umberto Campo- Capitano di vascello
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- Messaggio n°25
Re: Costruiamo la Nave Romana Quinquereme ?
.. nessuna noia, anzi tanta cultura
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