Da Valter Cirillo ADAMI Mer 20 Gen 2016, 20:30
Buona sera a tutti i doriani (lunga vita al genoa).
Continuo il racconto dei miei guai con l'Andreina,
SECONDA PUNTATA: arriva la prua.
In attesa che l'Ascette di decidesse a fornirci la prua mi dedico ai due castelli: il ponte di passeggiata scoperta a prua (quello dei bighi) e il sandwitch di ponti a poppa. Decido assolutamente di vetrare tutte le bucature che ci sono e quindi mi dedico all'ottone. Odio stucchi e pitture ma non posso far altro. Carteggio le lastre fotoincise con carta per carrozziere 600 perché non mi scivoli la pittura. Fra pezzi e pezzetti sono una decina. Uso un acrilico bianco di una ditta specializzata per lavori di fino, non puzza assolutamente mi dicono ma invece manda un odore d'arancio (sarà il terpene del solvente che a me fa male, tutti i terpeni mi danno fastidio). Con una punta di vinavil incollo tutti i pezzi su di un foglio A4, inforco la mascherina, esco sul poggiolo e pitturo tutto in fretta... saranno una ventina di cmq! e mi richiudo in casa. Il giorno dopo uguale, e finalmente il giorno dopo ancora ho i pezzi. Sono presenti molte bucature di grandezze e forme diverse. Decido per differenziare a mia scelta le vetrature. Lo faccio per incuriosire un poco il colpo d'occhio dell'osservatore in movimento quando guarda il modello (ci saranno tremila finestre!). Uso acetato per luci teatrali. Le lastre troppo usate le buttano e io ne ho bisogno di pochi ritaglietti. Per i buchi grandi uso il bianco lattiginoso, per quelli piccoli un arancione leggero e il trasparente normale. Faccio striscioline che incollo dietro l'ottone crudo. In questo caso uso cancroacrilica che NON puzza! E' prodotta da quella famosa casa di colle col nome simile ai ns eroi degli anni '60: Satanik, Diabolik ecc. MA bisogna imparare ad usarla perché ha tre minuti di tempo per decidersi ad attaccare. E a questo punto entra in gioco un importante compagno di viaggio: il clima. Nel 2015 giá a giugno siamo arrivati a 35* in casa e cosí' è stato fino ad ottobre. Anche a saperla dosare o preparare, la colla decideva lei quando agire: 3 minuti, 30 secondi, 1 e 10 ecc. Mooolto divertente ma ci si abitua e la si vince, vi assicuro! Comunque sopra il mio banchetto di lavoro ho messo un bell'estrattore d'aria (coibentato perché senno' ci uscivo pazzo dal rumore). Ovviamente i vetri li ho posati dopo aver dato la forma necessaria alle fotoincisioni. E giá noto che lungo le paratie non c' è traccia di corrimani, altoparlanti, orologi, appliques, lampade o luci varie insomma tutto quello che fa viva l'opera morta! Ci devo pensare, non ho mai fatto un transatlantico, non ho esperienza ma ora so che avró il tempo di chiedere al forum. A prua poso il compensatino di coperta e la lastra che chiude il GIARDINO D'INVERNO, e' la paratia con i grandi oblo' tondi davanti ai bighi. Mi pareva un poco bassina e dovevo fidarmi dell'impressione perché, secondo me, in quel punto il modello s'incastra nella prua che sale troppo in punta, direi... 0,5 cm e ABBANANA troppo il tutto. Ma questo lo vedo chiaro solo ora, cioè dopo. Se avessi alzato tutto, a partire dal PONTE LANCE, con un angolo di 0* a poppa fino a 2 o 3 a prua, ora sarei un poco più soddisfatto.
Finalmente arriva la prua. Mah!? Ne vogliamo parlare? Mi pare che Ascette continui ad insistere con il cacciatorpediniere. E' storia che lo scafo dell'ANDREA DORIA segna l'inizio di una rivoluzione della navigazione civile. Lo spigolo sui masconi e l'accenno di bulbo, tentativi che la Doria ha esperito e anche di più ha fatto, purtroppo. Io mi ritrovo in mano uno scafo col pizzetto alla Turati, alla Napoleone III ! No, no, no, ditemi pure quel che vi pare ma io la mia Andreina sto facendo. Che si chiama per caso come quel transatlantico famoso, come quel modellino dell'Hachette. Tre cose differenti. (QUESTA NON E' UNA PIPA ha detto un tipo). Peró almeno i pezzi della loro prua sono precisi, tutto combacia. Non mi fido ed oltre ad incollarli all'ordinata N*1 ce li avvito. Bene, impasto il solito bristol col vinavil e poi, come si fa per le dorature del legno faccio impacchi con cancroacrilica al pizzetto rendendolo tondo. Chiudo a mo' d'abbraccio le striscioline (quelle abbondanti della prima puntata) attorno alla plastica che sparisce. Ovviamente ho preso nota delle varie bucature presenti. Le lamiere longitudinali peró nel vero non arrivano fino al taglia mare, la prua è composta da una serie di pezzi prefabbricati dal bulbo fin sotto i parapetti della coperta, posati uno sull'altro. Cosí con del cartoncino in verticale provo a rendere l'idea. Seguo le foto dal vero per definirne le ampiezze (circa!) ma a questo punto per fare da bulbo a parapetto devo per forza metterci quest'ultimo. Parapetti e battagliole sulla coperta del PONTE PASSEGGIATA, altra intuizione trascurata, fregatura pigliata: per Ascette parapetti e battagliole sono un tutt'uno, senza soluzione di continuità, tutt'intorno alla coperta di prua (quella dei bighi) e infatti le loro battagliole, le prime che mettono nel fascicoli Doria, sembrano più di garza che d'ottone (in seguito avrà la sua importanza) e io ----------- non mi documento e me ne felicito perché questa flessibilità permette di unire il parapetto della prua che è molto inclinato verso mare con la paratia del PONTE PASSEGGIATA che invece è bella verticale. Andiamo avanti. Siccome in murata verso i masconi i caratteristici spigoli (quelli sí da cacciatorpediniere!) sono diventati dolci curve, provo con una bella striscia di bristol ad avvolgere tutta la coperta tipo coronamento inglobando il parapetto stesso giú fino al PONTE SUPERIORE compreso. Spero cosí (illuso) di accentuare un poco lo scarto in dentro che fa scendendo verso mare quel bellissimo scafo. Torniamo alle battagliole-garza. Mi dico che cosí non possono stare, c'è bisogno di un mancorrente. E infatti poi ho visto che altri doriani del forum si sono arditi a distribuire mancorrenti per tutto il modello con il permesso dell'Ascette. E il risultato appaga! Cerco due striscie d'ottone fra gli avanzi delle lastre fotoincise usate. Li trovo, li aggiusto e li poso in opera, parto dalla paratia del PONTE PASSEGGIATA alla fine delle battagliole stesse, contro il parapetto di prua. Da qui parto col legno, un poco più massiccio. Da l'idea di lamiera piegata sui rinforzi del parapetto stesso (che a quel punto avevo deciso di fare) con funzione anche di corrimano. Useró listelli di noce 1x1 spaccati a metá con una lamiera di ricambio per cutter grandi (la poso al centro e.. PAM unamartellata sopra). Ci siamo, incomincio a vedere lo scafo. Ora tocca pitturare (odio!); cioè, devo coprire tutto lo scafo=tutto sto cartoncino con la cementite ecologica (dicono) all'acqua che è inodore. Ecco, ricordate l'accenno al clima? Vi ha mai detto qualcuno che la cementite all'acqua ha una posa ideale fra il 50 e il 70% max di umiditá relativa? Io devo pitturare all'aperto qualsiasi cosa usi. Siamo nel 2014, piove, diluisco la cementite e copro a righe. Mi consulto. Mi dicono tenermi più denso. Lo faccio e va meglio e sono giá alla seconda mano. Devo carteggiare ma se non uso la grana grossa manco lo scalfisco! Accidentaccio marcio, lo sapevo che dovevo stare leggero! Con la grana grossa scopro che se non sto all'erta il bristol non resiste e si distrugge a frettueli.!! Sto un mese a carteggiare e l'artrosi mi rende le giunture di tutte le dita ben dolorose. Riprendo con la cementite, siamo arrivati al 2015, quello famoso per il caldo. Ora succede il contrario: non faccio in tempo a stenderla che giá si asciuga (è marzo!). OK, mi accontento; l'opera viva è ricca di striature di pennello che ho paura di togliere... di stuccare non se ne parla e poi non sono capace, me la tengo cosí e vado avanti, in qualche modo rimedieró. I guai sono solo all'inizio. (continua)
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