Wasa's sharing projet

Inizio chiodatura dell’opera morta a poppa (settima parte)

Solo qualche foto e una sorpresa …
considerando che la brunitura su superfici molto piccole non tiene e lo stesso, in parte, si verifica con la pittura ho provato ad usare il nero indelebile dei pennarelli che regge anche passando l'olio di rifinitura ma usando il piantachiodi ho notato che si formava un tatuaggio scuro sul legno.

Pensavo di poterlo togliere con facilità ma inevitabilmente veniva via il "nero" sulla testa dei chiodini ...

Scartata la possibilità di usare chiodini bruniti di fabbrica (perdono anche loro parte della brunitura durante l'inserimento) non restava che vedere come risolvere il problema.

Rinunciare al colore del legno nuovo e valutare un "invecchiamento" al di fuori dei soliti canoni ... questo il risultato ...

Prima






Dopo


Buon vento

Miiiii... che lavoroooo! Alla fine della chiodatura se vuoi ti do il nome di una buona psicologa! Sarà spettacolare!

Walkyrja ha scritto:Miiiii... che lavoroooo! Alla fine della chiodatura se vuoi ti do il nome di una buona psicologa! Sarà spettacolare!

Concordo con Giulia, c'è da impazzire ma almeno il risultato ti sta ripagando alla grande.

Chiodatura dell’opera morta (ottava parte)
… da un solo lato.

Altra sorpresa … ho fatto i conti dei chiodini necessari solo da un lato!

Questo, oltre ad altri problemi già risolti come l’accidentale sfondamento, un paio di volte, con il pianta-chiodi ha contribuito a una crisi di momentaneo sconforto e ad un allungamento dei tempi.

A questo devo aggiungere il dolore alle mani, tipo crampo, che mi prende quando, per troppo tempo, pianto i chiodini e che mi impedisce di continuare con celerità.

Questo mi ha spinto a variare il programma pensato posticipando i molti ritocchi necessari.

Parzialmente risolti i problemi con la testa dei chiodini che non reggono la brunitura quando vengono spinti per l’inserimento con un pianta-chiodi; la brunitura si stacca quasi sempre e non è possibile pensare di ridarla dopo per cui o si usano chiodini bruniti di fabbrica, accontentandosi delle scarse misure disponibili, o si colora la testa con pennarello nero indelebile anche se questo procedimento lascia sullo scafo un tatuaggio invecchiante e deve essere ripetuto più volte perché toccando la testa del chiodino in parte il colore svanisce.

Il problema sicuramente non esiste per i secoli posteriori per l’uso normale di chiodi in rame ma all’inizio del 1600 certamente si usava il ferro, infatti i portelli e le teste di leone con le decorazioni sono state trovate ai piedi dello scafo senza presenza di chiodi che nel tempo hanno subito la corrosione… ignoro come mai lo scafo sia rimasto assemblato non trovando documentazione in merito.

Inizio della chiodatura con tre diverse dimensioni di chiodi indicati da frecce



Completamento a prua



Completamento a livello dell’albero di maestra




Completamento a poppa  



Chiusi i due portelli iniziali a prua che presentano eccezionalmente 3 cerniere (da montare).

Chiuso anche un portello di poppa che ha, come tutti gli altri, solo 2 cerniere.

I portelli aperti con le teste di leone saranno oggetto di una descrizione a parte.

Anche le migliorie sui cannoni in batteria, sotto il ponte di coperta saranno descritte a parte.

Ora è da completare l’altro lato … sta diventando un lavoro ripetitivo, lunghissimo e noioso da riprendere dopo il periodo estivo.

Buon vento e …
Buona estate a tutti

Ciao Giorgio 45 era tanto che non seguivo il tuo lavoro. Grande risultato veramente bello,io dopo aver terminato la Sovrana dei Mari volevo riprendere il lavoro sul Wasa ma fa troppo caldo riprendero anchio a settembre. Un caro saluto coetaneo a presto!!!!!!!

Spettacolo allo stato puro! Capolavoro!

Comincio a capire perché quel veliero è affondato subito, ...con tutti quei chiodi!

Grazie Franco

Grazie Bruno, attendo per dopo l'estate la ripresa del tuo Vasa .

Grazie Giulia anche se lo considero una tentativo per dare una spinta a delle consuetudini modellistiche troppo statiche.

Lo studio di un nave reale è fondamentale per fare delle ricerche che i testi non riportano ... nel 1600 i disegni tecnici dovevano ancora essere inventati.

Il "kit avanzato" rimane una mia idea fissa ...

Buona estate a tutti

Ripresa dei lavori di chiodatura che come tutti quelli ripetitivi non lasciano spazio all’entusiasmo per cui ho deciso un’alternanza con la messa in opera dei cannoni in batteria, di una scialuppa e una scala fissa di “salita” omessa nei piani del museo.

Cannoni in batteria (Prima parte)

La magnifica realizzazione di Marco sulla Sovrana dei Mari mi ha fatto venire il desiderio di provarci anche sul Wasa.

Con lo scafo interamente realizzato, compreso il secondo fasciame, non era certo il caso di rompere tutto o quasi, per cui dovevo trovare un altro modo per farlo.

I disegni mostrano che gli affusti, frontalmente, sono visibili quasi per intero e lo spazio per l’inserimento c'è.



Inizio la realizzazione dell’affusto usando la fresa per farlo in serie



Gli affusti andranno successivamente completati per accogliere le mezze canne per cui realizzo dei tasselli forati da incollare alla fine dell'affusto, realizzati sempre in serie.



Il foro mi permette l'inserimento preciso della mezza canna, inoltre, i tasselli degli affusti sul fondo, dipinti di nero, aumentano la superficie di incollaggio nello scafo per il posizionamento.




Buon vento

Giorgio,

... Ripresa dei lavori di chiodatura che come tutti quelli ripetitivi non lasciano spazio all’entusiasmo per cui ho deciso un’alternanza con la messa in opera dei cannoni in batteria, di una scialuppa e una scala fissa di “salita” omessa nei piani ...

è vero, ti capisco, io addirittura quando mi succede cambio proprio argomento, ad altre forme di modellismo (in parallelo al navale mi stò dedicando all'Aquila di spazio 1999 e base Alpha, chi è mio coetaneo o quasi sa di cosa parlo) finanche a parti in resina ed accessori di auto in 1/1 e camperizzazione fuoristrada ...
mi fa piacere che la mia realizzazione ha reso servigio ad altri amici, visto lo stato di avanzamento del tuo modello direi che hai optato per la scelta più appropriata.

Grande Giogio..
ho voluto fare visitaal tuo cantiere che non vedevo da un pò... e rimango sempre più affascinato dalla tua maestria e bravura 

Cannoni in batteria (seconda parte)

Il problema di come inserire le mezze canne con l'affusto in modo preciso e con lo stesso alzo è stato uno dei miei pensieri ricorrenti sapendo che dovevo inventarmi un tutore.


Questo il tutore con la sua fase costruttiva e le guide per una valutazione dell’inclinazione “a occhio”.

"costruzione ed uso del tutore"









Continua

Gli affusti hanno rinforzi in metallo che riproduco con del “colore ferro battuto” per renderlo meglio visibile.

Un tondino in legno (stecchino) a misura e dipinto di nero, a modello ultimato, manterrà in posizione la mezza canna che è stata precedentemente completata all'esterno.



L’ incollaggio e il posizionamento delle mezze canne, complete di tappo con cordicella di ritenuta, come ritengo fosse in uso, è da programmare come ultima fase realizzativa per evitare possibili intralci, scollamenti o deterioramenti considerando che i boccaporti saranno già stati ultimati e posti in posizione; sarà questo uno degli ultimi interventi dopo il completamento del piano velico.

Una programmazione “ragionata” sui modi ed i tempi d’assemblaggio ritengo sia sempre opportuna.

Prova definitiva





Buon vento

Metodo ingegnoso, magari ti farà pure risparmiare tempo oltre che ottenere precisione e uniformità.
Te lo sei inventato tu?
Certo che per chi ha avuto la pazienza di mettere tutti quei chiodini posizionare i cannoni al confronto  è solo divertimento.
Il modello nel complesso sta venendo molto bene ed è già esteticamente molto piacevole da vedere.

Ho notato che anche tu usi quel tappetino verde quadrettato che vedo in molti filmati di modellismo ma è veramente utile, conviene comprarlo? Me lo sono chiesto ma non ho capito i particolari vantaggi che offre.

Grazie Alessandro.

Il tutore è di mia invenzione.

Il tappetino è un omaggio della DeA praticamente utile solo per mettere in risalto le proporzioni quando si fanno foto.

Buon vento

Giorgio 45 ha scritto:

Il tutore è di mia invenzione.

Forte, bravo.
Ammiro molto le trovate ingegnose.

Giorgio 45 ha scritto:
Il tappetino è un omaggio della DeA praticamente utile solo per mettere in risalto le proporzioni quando si fanno foto.

Ah ah ah, grazie!

Dopo aver apprezzato i decori di Vinicio e la sala macchine di Omel64 serve vedere (altrimenti in molti possono pensare di buttare i loro lavori e di darsi all’ippica ) la realizzazione di qualcosa molto, ma molto più semplice come questa

Scaletta esterna

Nella realizzazione della scaletta esterna che è del tipo rimovibile con una serie di prove si ottiene la sagoma giusta.

Successivamente si praticano delle incisioni per l'inserimento dei gradini, con adeguata inclinazione, che possono essere realizzati sia con una limetta che con l'uso di un trapano a colonna su cui viene montata una fresa da mm. 1 con cui si riesce ad ottenere una maggiore precisione.





Lavorando con il trapano serve ovviamente anche una morsa e una base d’appoggio in legno per impedire al piccolo pezzo in lavorazione di spostarsi e poterlo lavorare in coppia.

I 18 gradini è bene progettarli in serie in quanto piccole differenze in lunghezza sarebbero subito evidenti.

È la prima volta che faccio una scala con tanti gradini, generalmente le scale sono di 4 o 5 gradini ma farla è stato divertente.



La scala va posta in una zona centrale dello scafo in modo che non interferisca con i sabordi; è legata a due ordinate all’altezza del corrimano inferiore ed arriva all’ incintone che è poco al di sopra della linea di galleggiamento.

La scala poggia ovviamente sugli incintoni.
Per facilitare la salita dell’equipaggio una grossa fune (questa non è definitiva ma è solo per rendere l’idea) è posta al lato della scala e in un modellino fa proprio una bella figura anche se sarà posizionata in seguito.

Scala solo poggiata.





Buon vento

Giorgio,
bel lavoro, mi hai preso di sorpresa ... non pensavo che la scaletta esterna fosse rimovibile, la immaginavo integrata allo scafo come molte altre navi

solo per logica e "pour parler" io la fune non la metterei su un lato, tu immagina che hai i piedi sui gradini e le mani aggrappate alla fune, ti trovi quindi con il peso in diagonale sbilanciato verso la fune, secondo me inevitabilmente al momento del passaggio da un gradino all'altro ed il cambio di mani da posizione inferiore a superiore e con il peso del corpo ti ritroverei sulla verticale della fune appeso con le mani e fuori dai gradini.
Per quanto sopra forse converrebbe mettere due funi, una per lato, oppure una sola centrale alla scaletta.

Marco, prima di tutto grazie per il tuo intervento;

la tua è una osservazione logica, una fune per salire da un lato sbilancia ma questa non è una scala fissa per cui quando sali ti tieni ai montanti esterni o ai gradini (dietro c'è lo spazio per farlo) come faresti con una normale scala poggiata inclinata alla parete

... la fune è per potersi aggrappare solo in caso di perdita di equilibrio per non finire in acqua ma non è indispensabile

... così almeno ho pensato

Giorgio
la scala è un bel lavoretto! peraltro ingrandendo la foto, per vederla bene, si apprezza ancora di più il lavorone della chiodatura!

Anch'io avevo messo la fune lateralmente alla scala su un veliero che ho costruito. Avevo trovato l'immagine non mi ricordo dove. Gli ho fatto anche dei nodi a intervalli regolari per agevolare la presa.
Comunque fare una scala senza comprare i montanti già fresati è sempre un'impresa!

bravo Giorgio... sempre più preciso ... e ingegnoso...

Osvaldo, Giulio, Franco grazie per il vostro sostegno

Continuo con la


Scialuppa Wasa (prima parte di tre)

Ho notato che sul ponte di coperta non è stata posizionata la scialuppa rinvenuta durante i lavori di recupero, eppure è una scialuppa importante costruita addirittura prima del Wasa.

Impiegata per i trasporti durante la costruzione della nave stessa è tanto larga da non poter essere stivata.

Le sue fotografie sono numerose per cui ho pensato di metterla in cantiere, tanto due o tre mesi in più per realizzarla, rispetto ai 4 anni di media che Gianni ha stimato per la costruzione di un'intera nave non sono poi molti.

Storia succinta delle scialuppe del Wasa

Sono stati rinvenuti i resti di 6 scialuppe vicino al luogo del naufragio.

Questa è la sola ricostruita ed appartenente alla nave.

Ha una lunghezza di circa 12 metri e poteva imbarcare 12 marinai.

Era stata ultimata prima della nave stessa ed utilizzata ancor prima del viaggio inaugurale.



Ricavarne il disegno dalle foto è fattibile ma si trovano i piani su "The Royal Warship VASA" di Biorn Landstrom anche se dal disegno dall'alto, forse per migliore chiarezza, sono escluse le ordinate.

Libro importante che mi ha aperto ad una nuova visione d’insieme.

Ricavarle in modo esatto non penso sia, almeno per me, possibile ma deve esserci un modo per risolvere questo problema ... poi mi è venuta incontro una banale constatazione ... tutte le scialuppe e le barche a bordo delle navi sono protette con un telo che le ricopre e ripara dalle intemperie.

Solo nel modellismo navale si evidenzia l’interno delle scialuppe, arredandolo con botti, funi, vele ed altro evitando accuratamente di coprirle ma ritengo che sia, anche se esteticamente molto bello, una licenza costruttiva.

Questo, nel mio caso, semplifica tutto, anche la modalità costruttiva è più celere per cui ne inizio una semplice descrizione:

Questo il disegno di partenza



Utilizzo per lo scafo due blocchetti di legno tenero e taglio una striscia di cartoncino sottile nero che cospargo con pochissima colla da entrambi i lati.

La carta nera rappresenterà la mezzeria dello scafo della scialuppa.



Una scialuppa presenta molte curve; avvalendomi della sagoma di carta incollata sui blocchetti di legno ritaglio l’eccesso in modo da ottenere un parallelepipedo lungo e largo quanto la scialuppa finita.

Taglio le eccedenze a prua a poppa in modo da semplificare il lavoro.

Su un lato incollo l’altra sagoma di carta della stessa scialuppa ma con vista laterale.

Tutte le scialuppe hanno una forma a “banana”, presentano cioè un’insellatura per cui la prua e la poppa sonno più alte rispetto al centro dello scafo.

Inizio ad arrotondare la prua e la poppa sagomando il blocchetto di legno con una levigatrice a nastro largo.

Con una sega a nastro, seguendo il disegno laterale, creo l’insellatura alla base degli scalmi per i remi.

Tre chiodi mi agevoleranno il lavoro di modellazione facilitandomi la presa.





Buon vento