Ciao a tutti
Ho ripescato dalla soffitta lo scafo del Mayflower che avevo iniziato quasi 50 anni fa su disegni Aeropiccola. Mi son procurato le tavole di Amati, ed anche dei piani di costruzione provenienti dalla Polonia, molto belli e dettagliati ed un libro sul Mayflower.
Del Mayflower non esiste alcuna documentazione, tranne fondate supposizioni sulla sua stazza, quindi si può lavorare di fantasia, rispettando tutte le caratteristichedi un galeone elisabettiano di media stazza.
Dalle foto si può vedere lo stato iniziale dello scafo su cui ho iniziato a correggere i ponti,la cui altezza non era in scala, non erano a schiena d'asino, ed oltretutto sul ponte principale vi era una zona longitudinale centrale rialzata, la cui unica funzione era forse quella di trattenere acqua sul ponte quando la nave era sbandata.
Inizialmente avevo realizzato le decorazioni geometriche con legni di essenze diverse, ma dopo essermi documentato e fatto delle prove, ho deciso di colorare tutto, come avveniva nella realtà. La colorazione era una delle caratteristiche peculiari di quelle navi. Atro problema era la polena; dapperutto si legge che il Mayflover non l'aveva. Non ci credo: la polena era l'anima della nave e nessun marinaio, superstiziosi com'erano, si sarebbe imbarcato su una nave che doveva sfidare l'oceano senza avere "l'occhio a prua"
che doveva proteggere dal "malo occhio" che si celava nelle profondità e poteva manifestarsi come mostro marino, onda anomala o altro. Ho letto da qualche parte che i superstiti di una nave naufragata. di cui non ricordo il nome, avevano decapitato la polena per uccidere "lo spirito della nave". Anche la colorazione delle scafo era sbagliata: sino alla fine del XVIII secolo la carena era bianca, colorazione dovuta al "pattume" con cui veniva dipinta, una miscela di zolfo, sego, biacca, olio di pesce e catrame, che fungeva da impermeabilizzante ed antivegetativo. In epoca successiva venne poi aggiunto catrame minerale, che conferì il classico colore nero.
Aspetto critiche e consigli
Enzo
Ho ripescato dalla soffitta lo scafo del Mayflower che avevo iniziato quasi 50 anni fa su disegni Aeropiccola. Mi son procurato le tavole di Amati, ed anche dei piani di costruzione provenienti dalla Polonia, molto belli e dettagliati ed un libro sul Mayflower.
Del Mayflower non esiste alcuna documentazione, tranne fondate supposizioni sulla sua stazza, quindi si può lavorare di fantasia, rispettando tutte le caratteristichedi un galeone elisabettiano di media stazza.
Dalle foto si può vedere lo stato iniziale dello scafo su cui ho iniziato a correggere i ponti,la cui altezza non era in scala, non erano a schiena d'asino, ed oltretutto sul ponte principale vi era una zona longitudinale centrale rialzata, la cui unica funzione era forse quella di trattenere acqua sul ponte quando la nave era sbandata.
Inizialmente avevo realizzato le decorazioni geometriche con legni di essenze diverse, ma dopo essermi documentato e fatto delle prove, ho deciso di colorare tutto, come avveniva nella realtà. La colorazione era una delle caratteristiche peculiari di quelle navi. Atro problema era la polena; dapperutto si legge che il Mayflover non l'aveva. Non ci credo: la polena era l'anima della nave e nessun marinaio, superstiziosi com'erano, si sarebbe imbarcato su una nave che doveva sfidare l'oceano senza avere "l'occhio a prua"
che doveva proteggere dal "malo occhio" che si celava nelle profondità e poteva manifestarsi come mostro marino, onda anomala o altro. Ho letto da qualche parte che i superstiti di una nave naufragata. di cui non ricordo il nome, avevano decapitato la polena per uccidere "lo spirito della nave". Anche la colorazione delle scafo era sbagliata: sino alla fine del XVIII secolo la carena era bianca, colorazione dovuta al "pattume" con cui veniva dipinta, una miscela di zolfo, sego, biacca, olio di pesce e catrame, che fungeva da impermeabilizzante ed antivegetativo. In epoca successiva venne poi aggiunto catrame minerale, che conferì il classico colore nero.
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Enzo
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