Impermeabilizzare uno scafo in legno di un modello dinamico

Cari amici vicini e lontani (come diceva il nostro Albertone)

ho notato che ultimamente gli utenti che si dedicano al navale dinamico sono aumentati e tutti presentano delle cose interessanti.
Dopo aver pubblicato in questa sezione "Comandare nove servocomandi con una radio da quattro " e "La velocità in scala dei modelli"
ve ne presento uno nuovo: "Impermeabilizzare uno scafo in legno di un modello dinamico"

Vi consiglio di leggere con attenzione al fine di trarre il massimo dei vantaggi.
Siete pronti?
Vado.





Ricordo come se fosse ieri quando da ragazzino mio padre costruì il primo modello navigante, quanti di voi che avete superato gli …’anta ricordano il peschereccio “Susanna” della Aeropiccola?
Ai miei tempi, da adolescente, avere un modello in legno, con motore poi, e per di più fatto da mio padre era il massimo!

Ma come era fatto? Compensato fino, listelli massicci vale a dire larghi e di grosso spessore, blocchetti di riempimento a prua, blocchetti di riempimento a poppa … in legno di balsa.
Fin qui tutto sommato nella norma, ma quando si è trattato poi di impermeabilizzare son cominciate le complicazioni.

Colla abbondante all’interno dello scafo prima, poi su questa,  dopo averla fatta essiccare ben bene,  fazzoletti di tela  fissati sul fasciame interno e raccordati sulle ordinate con il “collante”.
Il collante, si chiamava così ma altro non era che colla cellulosica abbondantemente diluita in modo da avere la caratteristica di penetrare bene nelle fibre dei tessuti ma anche in quelle del legno.
Si presentava bene, era in pratica una sorta di turapori, in bocce trasparenti da mezzo litro.

Oggi i tempi sono cambiati, sono evoluti, la tecnologia e la chimica avanza di gran lena ed anche noi nel modellismo ne facciamo uso, dai comandi radio alle attrezzature, colle vernici e materiali più qualitativi e dispositivi più performanti.

Esaminiamo ora cosa il mercato ci offre oggi al fine di migliorare il nostro prodotto in termini di impermeabilizzazione e resistenza meccanica.
Per considerare tutto il ventaglio di possibilità che va dalla più economica alla più “tech” prendiamo in esame tre elementi fondamentali:

- Resina poliestere
– Resina Epossidica
– Tessuto in Fibra

La resina poliestere


Le resine poliesteri usate sono essenzialmente di due tipi:

la ORTOFTALICA che è una tissotropica, preaccelerata, è una
resina di uso comune, adatta per stratificare con mat e stuoie in fibra di vetro.
Possiede buone caratteristiche meccaniche ed elevato potere bagnante nei confronti della fibra.
La proprietà tissotropica riduce al minimo la tendenza alle colature nelle stratificazioni verticali.

La ISOFTALICA, preaccelerata, per startificazioni trasparenti, è per i soli tessuti di vetro e non di mat.
A differenza della precedente resina questa è di aspetto limpido ed incolore e non ingiallente.
Adatta per l’impregnazione di tessuti di vetro quando si vogliono ottenere stratificati trasparenti,
inoltre possiede elevate caratteristiche meccaniche, termiche e di resistenza all'acqua ed anche ai prodotti chimici, superiori alla resina poliestere ortoftalica.

La resina epossidica


Le resine epossidiche sono sistemi bicomponenti a bassa viscosità con rapporto volumetrico 2:1 cioè composte da due parti di resina (ml.100)
ed una di induritore (ml. 50) che equivalgono, se rapportati per peso, a  gr.100 di resina + gr. 45 di induritore.

Le applicazioni sono le stesse delle resine precedentemente descritte ma hanno qualche “potere” in più.

Oltre alla laminazione dei comuni tessuti in vetro è anche possibile laminare tessuti di Carbonio, Kevlar ed anche misti come Kevlar/Carbonio.
E’ possibile, con ottimi risultati, usarla come rivestimento trasparente nei trattamenti di finitura dei modelli in legno, come ad esempio un modello con legno a vista navigante.
Per la sua particolarità verso il legno è ottima anche come trattamento anti osmosi.

E’ ideale anche per l’incollaggio del legno in particolar modo per le costruzioni lamellari.
Possiede inoltre buone doti meccaniche e stabilità dimensionale
Per quanto concerne la lavorazione, oltre al dosaggio di cui sopra, dobbiamo sapere che il tempo di utilizzo a 25° è di 30/40 minuti quindi più che sufficiente per lavorare meticolosamente.
Il tempo di gelificazione invece sempre a 25° si attesta intorno alle 3/4 ore, infine l’essiccamento completo si avrà tra le 12 e le 18 ore.

La fibra, mat e tessuto

Restando sempre nel nostro ambito modellistico mat e tessuti vengono usati sia per realizzare scafi e coperte interamente in vetroresina oppure soltanto ai fini di irrobustire delle aree particolarmente soggette a sollecitazioni più stressanti.
Intanto facciamo distinzione tra mat e tessuti.




E’ una stuoia composta da fili di roving tagliati in lunghezza di circa mm. 50 uniformemente distribuiti in ordine sparso su un piano senza orientamento preferenziale,
Questo è il rinforzo per eccellenza,  è concepito per fare la stratificazione a mano ed a seconda delle dimensioni del pezzo possiamo trovarlo
nelle grammature/metro quadro di 175, 225, 300 e 450.

Esistono poi mat di superficie, che sono praticamente dei “tessuti non tessuti.

Sono teli di un velo leggero costituito da lunghi filamenti di vetro tenuti da un appretto ad alta solubilità.
Non ha la funzione di un vero e proprio rinforzo, ma ha quella di finitura superficiale.
Può essere applicato a stratificazione ultimata per coprire le fibre e ottenere una migliore finitura superficiale.
Il mat di superficie migliora la resistenza alle intemperie e agli aggressivi chimici.




I tessuti a differenza dei mat, che come abbiamo visto sono formati da corti fili disposti in ordine sparso, sono dei veri e propri teli tessili in fibra, tale fibra può essere in:

- Vetro
- Carbonio
- Kevlar
- Mista Kevlar Carbonio

La tessitura poi può assumere trame con geometrie diverse a seconda dell’utilizzo che si vuole fare mirate alla direzione delle sollecitazioni, ad esempio abbiamo oltre alla trama generica multiuso anche quella monodirezionale, quella bi-assiale e quella quadri-assiale (grazie alla disposizione delle fibre copia perfettamente qualsiasi forma).


I tessuti multiassiali sono realizzati in modo che le fibre non sono intrecciate tra loro ma bensì sono adagiate in strati sovrapposti con diversi orientamenti e trapuntate con un sottile filato poliestere che li trattiene.

A seconda dell’utilizzo poi, oltre al tipo di materiale ed alle trame, vi è anche il peso/spessore misurato in gr./mq. che va dai 50 a salire, 125,  165, 200, 220 e così via,
per i nostri scopi è sufficiente fermarsi ai 125.
Il 125 si presenta come tessuto a tela con tramatura larga, di facile impregnazione e buona adattabilità.
Il 50 è un tessutino a tela molto leggero con il quale si ottengono laminati perfettamente trasparenti, ottimo quindi per il legno a vista.

Uso dei materiali

Dopo la breve panoramica di ciò che potremo usare nel nostro settore vediamo ora come impiegare i suddetti materiali.
Partendo dal principio che tutto sommato anche il legno è una fibra sarebbe già sufficiente utilizzare la sola resina,
il legno s’impregnerà ed alla fine si avrà un manufatto solido e compatto.

Bene, ora vediamo come procedere.
Innanzitutto preparare quanto segue:

- il posto di lavoro, comprendente tutti i prodotti e le attrezzature necessarie,
che deve essere situato in ambiente assolutamente ventilato,
lontano da fonti di calore e possibilmente con temperatura intorno ai 25°C ed asciutto.


- uno o più paia di guanti in lattice (dipende da quanto siete bravi a non sporcarvi)


- una mascherina con filtro a carboni attivi, quella solita bianca che si acquista a scatole non va bene, è adatta solo per la povere.


- un paio di occhiali in plastica per ripararsi da eventuali schizzi possibilmente del tipo con ventilazione laterale per evitare l’appannaggio.


- un camice da lavoro.

- due misurini con beccuccio per preparare le dosi dei due componenti


- un contenitore per mescolare i due componenti resina + catalizzatore, va bene sia di plastica che di metallo o meglio ancora di vetro.


- un pennello piatto a setole dure  di adeguate dimensioni.


- un pennello piatto di adeguate dimensioni con setole dure e tagliate (accorciate)

- stracci e solvente per pulite.


Bene, ora prima di ogni cosa prepariamoci per la vestizione,
Indossare quindi il camice, i guanti, la mascherina e gli occhiali.

Una impermeabilizzazione sicura e definitiva dello scafo dovrebbe essere fatta in due sequenze.

La prima consiste nell’applicare la resina in tutti i punti d’incrocio della struttura come tra chiglia e ordinate e tra ordinate e fasciame utilizzando un pennello di larghezza adatta con setole dure ed accorciate, tagliandogli  l’estremità, stendendo prima e punzecchiando poi in modo da far penetrare la resina in ogni interstizio.

Nella seconda fase, usando questa volta il pennello intero, non quello con le setole tagliate;
si stende la resina su tutte le superfici interessate ripassando anche su quelle già fatte in precedenza.

Se lo scafo è di grandi dimensioni, se è composto da innumerevoli corsi di fasciame, se non si è sufficientemente sicuri dell’incollaggio sulle sue coste,
se si ha qualche dubbio sull’incollaggio in genere si può allora ricorrere all’utilizzo dei tessuti.

Questi dovranno essere precedentemente tagliati a misura, rettangolo per rettangolo,
dimensionandoli in modo che ricoprano la porzione di superficie tra un’ordinata e l’altra e che ripieghi sulle ordinate stesse adiacenti e la chiglia per circa mm.10.

Presentare il fazzoletto tagliato a misura in sede, iniziare ad impregnare dal centro e via via verso l’esterno, così facendo si eviterà di inglobare aria indesiderata.
Qualora dovesse formarsi comunque qualche bolla d’aria forare con degli spilli;



per grandi superfici ci sono in commercio dei rulli chiodati o lamellati che permettono contemporaneamente di stendere resina ed abbattere eventuali bolle d’aria.


Un fattore importante e che se ne tiene sempre poco conto è la impermeabilizzazione della parte inferiore della coperta.
Spesso si vede uno scafo perfettamente impermeabilizzato sul quale viene incollata la coperta che successivamente,
dopo la posa in opera, viene anch’essa opportunamente trattata.

Ma sulla faccia che guarda l’interno del guscio?

Sarebbe cosa giusta, prima di fissare la coperta, trattare la superficie rivolta verso l’interno dello scafo alla stessa maniera di cui sopra.
Soltanto dopo che la resina sia essiccata la possiamo incollare sullo scafo.

Per fare questo occorre levigare accuratamente tutte le superfici che vanno a “baciare” le parti dello scafo come i bagli, la chiglia se arriva fino al ponte e tutto il perimetro esterno.
Il tipo di collante da usare è di tipo epossidico, una Epoxy 5 – 10 minuti va bene,  


scegliete i tempi di essiccazione in base alle dimensioni del modello, quindi, più il modello è grande e più i tempi dovranno essere lunghi altrimenti si rischia che il collante inizia a catalizzare mentre si è ancora nella fase di applicazione della colla.

Completata l’impermeabilizzazione interna passiamo ora a quella esterna.

Abbiamo finito il passaggio precedente con l’incollaggio della coperta, ora, prima ogni altra cosa bisogna rifinire lo scafo e tutti i punti di giunzione con dello stucco,
tale stucco deve essere di tipo “Sintofer” che è un bi componente adatto sia per metallo che per legno.

Dicendo  “rifinire lo scafo e tutti i punti di giunzione” s’intende anche tutte le parti che sono in qualche modo in contatto con l’esterno,
spiegandomi meglio intendo dire, che occorre già aver posizionato gli astucci degli assi eliche, gli astucci dei timoni,
le prese d’acqua per il raffreddamento dei motori se previste, i tubi di prua per le eliche di manovra se previsti.

Dopo aver curato ben bene le raccordature e la levigatura è possibile procedere alla stesura della resina applicandola nella stessa maniera di una vernice.

Lasciare essiccare molto bene, meglio se un giorno in più rispetto le specifiche del costruttore, dopodiché è possibile levigare e poi verniciare.
A questo punto potete dormire sonni tranquilli l’acqua non potrà in alcun modo attaccare il vostro legno.

Come già detto nell’altro post, hai scritto una guida molto utile completa ed esauriente.

Ti invito, se ti va, a completarla con altre soluzioni. Nel senso che tu hi spiegato qual è quella migliore, ma potresti fornire con la stessa bravura delle alternative. Ad esempio: "impermeabilizzare un scafo in legno per modello dinamico senza uso di resine", oppure "impermeabilizzare uno scafo in legno per modello dinamico al minor costo", magari illustrando la differenza fra i flating all’acqua e gli altri tipi di vernice. Dico questo perché si trovano informazioni qua  e la, ma veloci trattati analitici e sistematici sull’argomento specifico (fatto da chi ha esperienza specifica in tal senso) forse mancano, o forse mi sono sfuggiti.

Comunque quello che hai fatto è già un bel lavoro, l’ho letto due volte e lo consulterò ogni volta che mi servirà.

Tutto spiegato molto bene.
Conserverò il tutto insieme alle istruzioni sull'uso del prodotti del colorificio Cecchi (lo si scarica da Internet).
Ma se invece di un giardino, lavoro in un cortile cosa suucede? Ho un camice bianco. Va bene lo stesso?
A parte gli scherzi, ho notato che le forbici si rovinano moltissimo a tagliare questi materiali. Mi sono attrezzato con una pietra ad olio e ripasso il filo dopo aver eseguito il taglio.
Gianni

Gianni,

Certo Gianni che ti può essere utile, se continua a piovere da te come sta piovendo in questo mese ti converrà realizzare tutti i modelli dinamici.

Marco!
Sei un Gran Maestro!!!

Ciao Giulia,
Non c'è solo la pioggia. Il mare è particolarmente incavolato con onde notevoli. Come se non bastasse le correnti marine trasportano sul litorale genovese tutto quello che l'Entella porta in mare a Chiavari. Sulla spiaggetta dove vado di solito, c'è di tutto e di più. Mi attrezzerò per fare dei modelli mezzo aereo e mezzo sottomarino nonchè muniti di deumidificatore.
Gianni

Giampiero

abbassa il tiro ... non esageriamo ...
è che sono approfondimenti, il bello di questo forum è che ognuno apporta qualcosa di suo,
e tutti insieme si cresce, come si dice: l'unione fa la forza.

Comunque sempre molto utili le tue spiegazioni e suggerimenti Marco, però non hai inserito la tecnica da utilizzata per la Marisa con la plastica che mi hai consigliato (che voglio utilizzare) per la mia Aquila.........grazie ancora

Luca,

... però non hai inserito la tecnica da utilizzata per la Marisa con la plastica che mi hai consigliato ...

quello è un'argomento diverso, e comunque è descritto passo passo dal messaggio n.26 al messaggio n. 56

Spettacolo, per un mezzo marinaio come me trovare certe "guide" è oro colato