Uno dei problemini da risolvere quando si vuole dare realismo ai modelli di imbarcazioni a vela, specialmente quando si è alle prime esperienze di costruzione, è quello di formare le vele in una posizione che simuli la naturale deformazione dovuta appunto all’azione dinamica del vento.
Il metodo che uso per creare la “naturale” deformazione delle vele è il metodo che ho chiamato scherzosamente “FRIULANO”: più sotto, si capirà il perché!
Il metodo descritto doveva soddisfare alcuni requisiti, a mio parere importanti, per poter dare l’impostazione dinamica della vela ed avere, possibilmente, un indispensabile tocco di realismo. Quindi, di base, qualche semplice riflessione:
a - il vento, quasi sempre, agisce uniformemente su tutta la superficie velica;
b- tutto ciò che si trova all’interno della concavità velica, cioè sopravvento, deve restare aderente, o quasi, alla superficie velica perché sottoposto a pressione;
c- tutto ciò che si trova all’esterno della convessità velica, cioè sottovento, deve essere libero di muoversi perché sottoposto a depressione;
d – per velature con cuciture, il sistema deve gonfiare di più il tratto di tessuto fra una cucitura e l’altra creando l’effetto “centina o spicchio di paracadute”;
e – il metodo doveva essere adatto alle varie dimensioni e forma delle vele.
L’attrezzatura di formatura della vela doveva avere le seguenti caratteristiche:
a - deformare tutta la superficie velica senza pieghe e brusche variazioni;
b- non compromettere l’interno e all’esterno della vela dove normalmente si trovano i matafioni (o gerli) dei terzaroli ;
c - doveva poter adattarsi a tutte le dimensioni e forma delle vele;
d - permettere di regolare la quantità di vento, pertanto poter variare la concavità della formatura alla quale interessa “congelare” la vela;
e –poter orientare la deformazione per “gonfiare” la vela al naturale e cioè interessare le zone con i rigonfiamenti maggiori in corrispondenza alla max. dimensione della vela e favorire il naturale arrotondamento del gratile sui lati di “scarico” del vento;
Ebbene, tutte le peculiarità sopra espresse sono state raggiunte, a mio parere, con l’attrezzo rappresentato in foto 1.
La vela prima di formarla deve essere completa delle cuciture, gratile, bugne, matafioni e i cavi costituenti le boline (è più facile fissare i cavi con la vela non formata).
Il bordo della vela che sarà accoppiato al pennone va fissato al listello C con degli spilli; se la vela ha le cuciture longitudinali (simulazione cucitura dei ferzi), dovranno essere messi in corrispondenza a queste. Dalla parte opposta, la vela va fissata sulle bugne d’angolo ai ganci ad L dei supporti A e B (foto 2).
Si spostano i supporti A e B ricercando per approssimazioni successive la posizione che determini la giusta concavità della vela sia in lunghezza (foto 3) sia il larghezza (foto 4). Quando la posizione che si ritiene “perfetta” per l’effetto finale è ottenuta, si bloccano con una vite i supporti A e B alla base di legno.
Fine 1° parte (interruzione tecnica per non superare il limite max. di foto)
Mandi mandi
Bruno22
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