cantierimodellinavali ha scritto: questi tipi di interventi fanno bene alla mente, alla fantasia, alle tecniche
applicate
Condivido questa frase al cento per cento. Infatti è sempre piacevole ricevere apprezzamenti sul proprio lavoro, ma se il forum si limitasse solo a complimenti e altri convenevoli sarebbe un pò povero e meno interessante.
cantierimodellinavali ha scritto:
ci ho messo un pò a leggere tutti i post (sono rimasto indietro)
L'idea non è malvagia, un tempo quando bazzicavo i laghetti mi era venuta anche a me la voglia di fare
una nave da recupero ma poi purtroppo come tante altre idee anche questa è rimasta nel cassetto.
Il tuo mancato intervento su un argomento del genere l'ho attribuito fin da subito ad una penuria di tempo e non di interesse, ed ero certo che un pensierino su questo tipo di modello l'avessi fatto anche tu, già da tempo.
Mi aspettavo fin da subito un intervento tuo e di Giulio, sempre graditi e istruttivi, ma auspico un inserimento anche di chi non pratica il modellismo dinamico perchè un parere, che sia discordante o in linea, fa sempre piacere.
cantierimodellinavali ha scritto:
Due cose, in merito a ciò che hai esposto, mi sono dubbiose.
La prima è relativa alle dimensioni; mi rendo conto che per la trasportabilità 80 - 100 centimetri risultano
comodi ma secondo me pochi per un mezzo di recupero.
Per come la vedo io, ovviamente sono opinioni personali, il modello deve essere grande e pesante,
diciamo abbastanza più "grosso" del battello che deve essere recuperato,
la vedo un poco dura salvare un modello da un metro da uno di ottanta centimetri a meno che non abbia
una sostanziale stazza come ad esempio un rimorchiatore.
Ho capito il tuo punto di vista e la tua logica.
Salvo restando che le specifiche (ho dovuto comunque scriverle per non lasciare troppi punti sul vago e l'indefinito) non sono incise sulla pietra, possono essere riviste ed eventualmente cambiate, ti espongo, più nel dettaglio, le motivazioni che mi hanno portato a questa scelta.
L'idea è quella di avere, una volta realizzato, se realizzato, uno strumento pratico e non difficile se non impossibile per la maggior parte di noi da gestire.
Qualsiasi modellista navale dinamico può realizzarlo e allestirlo in maniera completa e molto dispendiosa oppure parziale e più economica, salvo poi aggiungere ulteriori componenti. Quale che sia la soluzione, da quella più completa a quella più minimalista, se però una persona non è in grado di trasportare facilmente il modello N.A.M. quest'ultimo diventa pressochè inutile. Superata una certa lunghezza è impossibile da trasportare nel portabagaglio o nell'abitacolo di un'autovettura. In tal caso sarebbe necessario utilizzare un furgoncino o un carrello, che pochi hanno. A quel punto il modello sarebbe utilizzabile da una ristrettissima cerchia di modellisti e, anche quei pochi, si chiederebbero se non sia più pratico a questo punto un canotto, una barchetta, una canoa o un gommoncino.
Io vedo la N.A.M. come un'alternativa, una volta esistente, più pratica di una piccola imbarcazione.
Immaginavo il modellista che prende il suo modello o i suoi modelli e va al lago, porta con se anche la NAM principalmente per un facile recupero in caso di avaria o per fare delle riprese.
Insomma un modello accessibile a qualsiasi modellista dinamico. In caso di eventi e raduni la sua presenza sarebbe ancora giustificata.
cantierimodellinavali ha scritto:
Il mio approccio però era un pò diverso, non tanto per le attrezzature che più o meno sono quelle che hai
indicato tu ma per il tipo di scafo, io per comodità di recupero avevo scelto una nave semisommergibile,
di quelle che si usano per i grandi ingombranti e voluminosi trasporti come ad esempio le piattaforme
petrolifere od anche grandi navi,
si va sotto il modello in panne e lo si tira su ... nel caso di fondali bassi lo si affianca e lo si spinge
utilizzando i propulsori trasversali
Questo passo si ricollega direttamente al precedente. Anche in questo caso ti voglio spiegare meglio le motivazioni che hanno portato alle scelte descritte.
Come avrai letto, ci sono molti scenari ipotizzabili e i compiti sono stati divisi in quelli di soccorso e quelli di supporto. Diciamo che l'evento più comune, che giustifica il soccorso, è la semplice avaria (magari solo perchè sono esaurite le batterie) con il modello fermo nel laghetto, mentre il compito di supporto più comune è la ripresa video ravvicinata.
In entrambi i casi, ma anche in tutti gli scenari ipotizzati, a mio modo di vedere non serve che la N.A.M. sia più grande del modello da soccorrere o supportare.
Per portare a riva un modello fermo in mezzo ad uno specchio d'acqua può bastare anche una N.A.M. dieci volte più piccola, in quanto il soccorso avviene per spinta o per aggancio e trascinamento.
Il sollevamento, io credo, sia uno spreco di energie e quasi mai richiesto. Logicamente quest'ultima affermazione è riferita solo al campo modellistico e non alla realtà.
Il sollevamento del modello da parte di una N.A.M. semisommergibile potrebbe essere giustificato dal caso di incaglio. Quando ho immaginato i vari scenari ho pensato anche a questo, salvo poi scartarlo in quanto poco probabile. Infatti, se nella realtà, in mare, il pericolo di secche e bassi fondali è tutt'altro che remoto, in un laghetto è quasi impossibile. Se si incaglia si incaglia vicino alla riva e li non serve nessuna N.A.M.
Se è vero che per agganciare e trascinare un modello fermo basta una NAM molto piccola perchè farla di un metro allora? Semplicemente perchè tutte le dotazioni di bordo per assolvere ai compiti principali e quelli residuali (cioè meno frequenti) richiedono un dislocamento adeguato. La N.A.M. è pensata secondo criteri di ridondanza e di modularità.
Per quanto riguarda il salvataggio di modelli in procinto di affondare, e che quindi richiedono un sostegno di spinta di Archimede, la logica della modularità nell'affrontare il soccorso, che consente di adattare il rimedio alla situazione contingente, è dettagliata nel punto 3 del paragrafo "Possibili scenari operativi di soccorso" che qui riporto:
3. Modello in avaria non più governabile, rimane fermo o alla deriva e sembra che inizia ad imbarcare acqua e affondare o inclinarsi.
Rispetto ai precedenti interventi, si approntano delle riserve di galleggiamento. Si deve valutare il dislocamento del modello da salvare.
La riserva di galleggiamento consiste in corpi cilindrici di plastica ripieni di aria o di materiale leggero e non impregnabile di liquidi. Questi corpi, lunghi circa un terzo della N.A.M., sono di varie ampiezze (diametri del cilindro), anche superiori alla loro lunghezza e possono essere applicati, con degli innesti veloci, già predisposti, sulla fiancata della NAM. La posizione di questi cilindri è tale che, in navigazione, risultano sopraelevati di circa un centimetro dal pelo dell'acqua, in modo da non rallentare la NAM e da non influenzarne la manovra. Possono essere posizionati su entrambe le fiancate e possono convivere con i bracci di aggancio.
Ad esempio, se il modello da salvare ha un dislocamento noto di 5 kg e la NAM ha, per ipotesi, già 4 decimetri cubi di riserva di galleggiabilità, basterà aggiungere cilindri per poco più di un decimetro cubo.
Se si ha a disposizione una serie di cilindri diversi, fra quello da un litro e quello da due litri, si sceglierà quello da due litri.
Nel caso in cui il dislocamento di 5 kg non sia noto ma solo stimato, si predisporrà una riserva di galleggiabilità doppia rispetto a quella calcolata. In questo caso metterermo 4 decimetri cubi (o quattro litri). cantierimodellinavali ha scritto:
La seconda invece riguarda le batterie; quale è il vantaggio di far lavorare due batterie una dopo l'altra,
ovvero come tu le hai battezzate principale e secondaria,
anziché parallelarle? Alla fine l'autonomia è sempre la stessa, avere due batterie ad esempio di 10A dove
consumi i primi dieci per poi passare ai secondi dieci (tramite il relè)
oppure avere le stesse batterie in parallelo e quindi 20A senza sorta, seppur minima, di discontinuità il
risultato finale è lo stesso.
Ecco, l' utilità di questa configurazione mi sfugge, cosa mi sono perso?
In questo caso mi rendo conto che lo schema può trarre in inganno. Non si tratta di separare due batterie uguali che potrebbero lavorare in parallelo, raddoppiando gli Ah, ma di aggiungere una batteria di riserva, che non servirà per continuare a lavorare ma per far rientrare la N.A.M. in autonomia.
Il calcolo dell'autonomia di lavoro è basato eslusivamente sul pacco batterie principale.
Partiamo da alcune considerazioni: se la N.A.M. è utilizzata solo per compiti di soccorso il suo impiego si limita ad un eventuale intervento, pertanto la sua autonomia potrebbe non dover essere così elevata. La si può far sostare in acqua vicino riva oppure già in prossimità dei modelli in mezzo al laghetto. Se è utilizzata anche per le riprese è probabile che debba essere in movimento fin da subito. In ogni caso è meglio avere una buona autonomia, ma quello che più è importante è che l'esaurimento delle batterie sia segnalato in qualche modo per permettere il rientro autonomo e la sostituzione del pacco principale.
L'alimentazione principale è costituita da una o più batterie in parallelo in modo da raggiungere l'autonomia stimata che si reputa necessaria (vedasi specifiche) e la riserva, ancorchè piccola, è necessaria quando il pacco principale si esaurisce.
L'alimentazione secondaria non ha la stessa capacità di carica di quella principale e non ha funzione di aumentarne il tempo, la sua funzione è quella di entrare in gioco in maniera automatica per consentire al modello di rientrare per la sostituzione del pacco o per la ricarica. Infatti la batteria secondaria può essere una batteria molto più piccola.
Quello che è importante è che l'esaurimento del pacco principale sia segnalato. Le stime, infatti, sono molto approssimative e per non rischiare di rimanere senza alimentazione in mezzo al lago dovremmo sempre far rientrare il modello in anticipo, con molto margine, troppo margine. Praticamente un inutile spreco.
Non so se sono stato chiaro.
Faccio un esempio: mettiamo il caso che il pacco principale sia di 14 Ah. Posso stimare una certa durata delle batterie e, in più potrei avere una rilevazione telemetrica in tempo reale (versione costosa) per soddisfare criteri di ridondanza in merito alla filosofia di costruzione, ma la nave potrebbe esaurire comunque le batterie prima del rientro. In tal caso avendo una piccola batteria di riserva, mettiamo il caso da 1 Ah, posso farla rientrare in maniera autonoma. E' chiaro che il led (o altro congegno di segnalazione) è essenziale.
Questo sistema non è certo il migliore, anche perchè la bobina è sempre eccitata e in continuo assorbimento di corrente anche se esiguo (col rischio che il relè si danneggi), sicuramente troveremo altre soluzioni più efficienti ma la ratio che lo ha generato mi sembra valida e cioè:
1) essere avvisati che le batterie non sono più in grado di far funzionare l'ESC e la ricevente; 2) subentro automatico di alimentazione di riserva.
Se non avessi problemi di peso e di spazio, metterei questo circuito e la batteria di riserva anche sul modello che sto costruendo. Anzi consiglio a tutti i dinamici di farci un pensierino.
Quando uso il termine ridondanza mi riferisco al fatto che i metodi di sicurezza sono almeno due. Ad esempio, in caso di segnalazione di batteria scarica, qualora la batteria di riserva non entrassse in funzione per qualsiasi motivo possiamo usare l'altro sistema di propulsione (ridondante) per il rientro.
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