Eccetto che con il tempo cattivo, il nostromo solitamente rilevava l'ufficiale di guardia, per consentirgli di andare a mangiare in saletta, con i colleghi.
Lui,invece, mangiava sul casseretto, puntellato contro l'albero di mezzana o contro il casotto, oppure seduto su un osteriggio, ma sempre vigile, sorvegliando la velatura e la rotta.
Le vivande erano le stesse della tavola di poppa.
Si ritiene che, fino alla fine della vela, tutti i capitani francesi abbiano rispettato l'usanza per cui il nostromo doveva essere servito per primo.
Era il capitano in persona a servirlo. Raramente lasciava la cura di questo gesto rituale al suo secondo o a un altro ufficiale.
Appena recava in tavola una portata, il camerotto porgeva il robusto piatto del nostromo al capitano, il quale vi deponeva una porzione abbondante, spesso la migliore, della vivanda.
Il gesto si ripeteva a ogni portata.
Il nostromo riceveva la sua razione di vino dall'equipaggio, e di acquavite. Ma il giovedi e la domenica, i giorni festivi e piu' spesso verso la fine della campagna di mare, quando in saletta si stappavano delle bottiglie di vino pregiato o di liquore, il capitano non mancava di farsi portare un bicchiere, uno grande a causa del rollio, per il nostromo.
E quando il mozzo camerotto tornava con il bicchiere vuoto in mano, cosa che avveniva in brevissimo tempo, non ometteva mai, nel dirigersi verso la dispensa, di passare nelle vicinanze del capitano e dire:
- Comandante, il nostromo ringrazia.
Questo ringraziamento, udito o no, era assolutamente obbligatorio.
Diario di bordo "Stella-Maris" 1850:
" Alle ore dei pasti ci sostituiva il nostromo e, se la memoria non m'inganna, il primo ufficiale ed io non eravamo indifferenti a questo allegerimento del nostro servizio.
Al nostromo venivano serviti gli stessi cibi che in saletta, e sempre per primo: il capitano tagliava, serviva l'assente e affidava il piatto al mozzo raccomandandogli di stare accorto.
Mi pare ancora di vedere il vecchio marinaio, in piedi, appoggiato all'albero di mezzana, con un piatto in mano. Quante volte il suo pasto veniva interrotto da una manovra che non si poteva rinviare!
Le navi di Bordeaux erano note per la buona tavola: ma neanche i bocconi migliori facevano impressione a quel marinaio taciturno. Mangiava con una specie di rapidita' e di sdegno, che gli erano propri. Era davvero un uomo quanto mai sobrio. Senza dubbio, a forza di fave, di bue salato e di cinghia, non aveva piu' un palato capace di sensazioni delicate"
Fonte: Vita e costumi a bordo dei grandi velieri - Armand Hayet (Capitano di lungo corso).
Lui,invece, mangiava sul casseretto, puntellato contro l'albero di mezzana o contro il casotto, oppure seduto su un osteriggio, ma sempre vigile, sorvegliando la velatura e la rotta.
Le vivande erano le stesse della tavola di poppa.
Si ritiene che, fino alla fine della vela, tutti i capitani francesi abbiano rispettato l'usanza per cui il nostromo doveva essere servito per primo.
Era il capitano in persona a servirlo. Raramente lasciava la cura di questo gesto rituale al suo secondo o a un altro ufficiale.
Appena recava in tavola una portata, il camerotto porgeva il robusto piatto del nostromo al capitano, il quale vi deponeva una porzione abbondante, spesso la migliore, della vivanda.
Il gesto si ripeteva a ogni portata.
Il nostromo riceveva la sua razione di vino dall'equipaggio, e di acquavite. Ma il giovedi e la domenica, i giorni festivi e piu' spesso verso la fine della campagna di mare, quando in saletta si stappavano delle bottiglie di vino pregiato o di liquore, il capitano non mancava di farsi portare un bicchiere, uno grande a causa del rollio, per il nostromo.
E quando il mozzo camerotto tornava con il bicchiere vuoto in mano, cosa che avveniva in brevissimo tempo, non ometteva mai, nel dirigersi verso la dispensa, di passare nelle vicinanze del capitano e dire:
- Comandante, il nostromo ringrazia.
Questo ringraziamento, udito o no, era assolutamente obbligatorio.
Diario di bordo "Stella-Maris" 1850:
" Alle ore dei pasti ci sostituiva il nostromo e, se la memoria non m'inganna, il primo ufficiale ed io non eravamo indifferenti a questo allegerimento del nostro servizio.
Al nostromo venivano serviti gli stessi cibi che in saletta, e sempre per primo: il capitano tagliava, serviva l'assente e affidava il piatto al mozzo raccomandandogli di stare accorto.
Mi pare ancora di vedere il vecchio marinaio, in piedi, appoggiato all'albero di mezzana, con un piatto in mano. Quante volte il suo pasto veniva interrotto da una manovra che non si poteva rinviare!
Le navi di Bordeaux erano note per la buona tavola: ma neanche i bocconi migliori facevano impressione a quel marinaio taciturno. Mangiava con una specie di rapidita' e di sdegno, che gli erano propri. Era davvero un uomo quanto mai sobrio. Senza dubbio, a forza di fave, di bue salato e di cinghia, non aveva piu' un palato capace di sensazioni delicate"
Fonte: Vita e costumi a bordo dei grandi velieri - Armand Hayet (Capitano di lungo corso).
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